Burkina Faso 2011
Inviato: 23/03/2011, 2:35
BURKINA FASO 2011
(Rita e Massimo )
Eccoci di nuovo in viaggio…
Ormai siamo “veterani”, sappiamo cosa ci attende.
Ma è sempre una grande emozione.
1° giorno (sabato 12) – Il viaggio
Fiumicino. Questa volta l’esperienza ci è servita: controllo preventivo dei bagagli.
Due a testa, peso massimo 23 kg ciascuno …preventivamente controllati a casa.
Speriamo solo che non ci arrestino per …trafficanti di medicinali!
Arriviamo alle 21:15 circa a Ouagadougou, con solo un’ora di ritardo. Ovviamente e puntualmente …manca un bagaglio! E meno male che non è uno di quelli con i vestiti… Però ci sono le caramelle, e tanti medicinali. Solite formalità per la denuncia (stavolta in un ufficio malandato ma vero, persino con l’aria condizionata!), sono gentili, si scusano per il disguido… Ce lo invieranno direttamente a Koupela nei prossimi giorni.
Ad attenderci c’è l’Abbè Lucien (che salutiamo con piacere), con Marcel che fa da autista. Si è fatto tardi, ci fermiamo a mangiare pollo con patatine fritte e bere birra. Rita non ce la fa più (e meno male, perché mica posso dire che anche io sono sfinito…). 120 Km dopo alle 2:30 circa ci apre il cancello della missione di Koupela Suor Noelì… Alle 3:00 passate siamo finalmente a letto!
Domani è domenica. Rita vorrebbe partecipare alla funzione… Alle 6:30… Dubito…
2° giorno (domenica 13)
Nottata passata a rigirarsi tra le lenzuola bollenti, e bagnate di sudore, nel dormiveglia.
Massimo si sveglia di soprassalto. Qualcuno si è seduto sul suo letto. Sono le 7:30…
- Rita, che ci fai in giro a quest’ora…
- Non riuscivo a dormire; e poi ero già sveglia e mi sono alzata…
Già… e ora è già sveglio anche lui…!
Stamattina abbiamo appuntamento con l’Abbè Barnabè per definire il programma dei prossimi giorni. Prima delle 10:00 abbiamo il tempo per un caffè e per rilevare le coordinate del nuovo pozzo della missione, posizionato …nel pollaio! Non ha il solito aspetto, con la ruota ormai familiare della Volanta. E’ un tombino quadrato nel terreno, protetto da una botola metallica, ed invia l’acqua ai serbatoi mediante l’installazione di una pompa elettrica.
Il tempo di documentare con la (NUOVA!) macchina fotografica di Rita, ed ecco Barnabè.
La redazione del programma non è cosa semplice ed immediata. Abbiamo dovuto sincronizzare i dati a disposizione sui pozzi già fatti, quelli da visionare e quelli richiesti.
Alcuni dei pozzi fatti con l’anticipazione del costo della trivella sono risultati purtroppo negativi. Vorremmo mettere anche questi nel programma di visite.
La programmazione che ne viene fuori sembra perciò decisamente impegnativa. Ai nostri precedenti compagni di viaggio non è necessario ricordare che significa da queste parti visitare mediamente quattro, e anche cinque villaggi in un giorno, distanti tra loro magari poche decine di chilometri, ma tante ore di fuori pista!
Comunque, lungi da noi la voglia di piangerci addosso: siamo comunque dei privilegiati!
Solo per i più “tecnici” o i più interessati (e soprattutto per il nostro “Presidentone”), alleghiamo il dettaglio…
Mogtedo Centro Pos. - 50% Jacob Mar.15
Mankarga V5 Pos. Jacob Mer.16
Rapadama V7 Pos. Jacob Mer.16
Bessim Noghin Pos.India Suor Bartolomea Mer.16
Balenbilin Pos. Suor Bartolomea Lun.14
Bomborè V6 Pos.India Jacob Mer.16
Nakom-Naabin Pos. Suor Bartolomea Vedere 3 nuovi pozzi. Gio.17
Songnaaba Pos. Jacob Mar.15
Targanga (Filippo) Pos. Jacob Mar.15
Sânemtenga Pos. Jacob Mar.15
Bollin Neg. Jacob No 2^tent.! Mar.15
Yako (Nonno Oreste) Pos. - 50%
Dimistenga/Komboinsin Neg. Suor Bartolomea 2^tent. in corso. Vedere lavoraz. Lun.14
Goanghin Pos. Suor Bartolomea Lun.14
Tambèla/Boumdoudoum Neg. Suor Bartolomea 2^tent. in dubbio Lun.14
Wako Pos. Suor Bartolomea Lun.14
Suore Figlie di St. Camillo Pos. Suor Bartolomea Visto
Malawi
Keepaalgo Ric.fatta Suor Bartolomea Nuova proposta Gio.17
Kugbiisi Ric.fatta Suor Bartolomea Nuova proposta Gio.17
Ouadgin Ric.fatta Suor Bartolomea Nuova proposta Gio.17
Andemtenga Ric.fatta Suor Bartolomea Nuova proposta
Namoukouka (Douré) Suor Bartolomea Nuova proposta
Cinkansé Suor Bartolomea Nuova proposta
Baskourè Lucien Nuova proposta Dom.13
E per il solito che pensa male, non ci siamo dimenticati venerdì e sabato… ce li siamo solo lasciati come jolly (Barnabè dice che difficilmente rispetteremo il programma… ma noi siamo venuti apposta, e ce la metteremo tutta!).
(Prima di salutare Barnabè, gli diamo il disegno di Filippo, chiedendogli se può fare un miracolo…).
A pranzo abbiamo modo di salutare le sorelle che ci ospitano con estremo garbo e cortesia.
Purtroppo non c’è Suor Bartolomea…
Ci chiedono di Stefano uno e Stefano due, vogliono sapere, portiamo loro i saluti di tutti.
Alle quattro del pomeriggio abbiamo appuntamento con Lucien per andare a visitare il Seminario di Baskourè, dove ormai da un anno lui è stato trasferito come insegnante-economo. Ci ha chiesto di realizzare un pozzo per la comunità dei giovani seminaristi.
Arriva con una specie di “Van” giallo, un po’ perché verniciato così, un po’ per la polvere di sabbia silicea che ricopre un po’ tutto, e che tra non molto ricoprirà anche i nostri vestiti.
In una mezz’ora scarsa copriamo i circa 15 chilometri che da Koupela portano a Baskourè, ed entriamo nel perimetro del seminario.
Decine e decine di giovani (dai 12 fino agli oltre 20 anni, come avremo modo di scoprire) sono intenti a disputare ogni tipo di sport, sollevando nuvole di polvere rossastra.
Lucien ci fa da orgoglioso cicerone, illustrandoci i vari ambienti di studio, riposo, ricreazione, di cui questi “fortunati” ragazzi possono usufruire.
In particolare si sofferma sul giardino-orto, per le cui culture ha necessità di maggiori quantitativi di acqua. Il nostro dubbio è: ma è effettivamente una priorità?
Ne discuteremo senz’altro con i soci dell’associazione. Nel frattempo maturiamo dei pensieri in autonomia…
In questo centro ci sono più di 140 ragazzi. E’ un centro di formazione per preti, anche se di loro solo il 10% circa lo diventerà.
Ma è soprattutto un centro di formazione culturale, spirituale e di vita, di cui senz’altro anche quelli che abbandoneranno la vocazione sapranno far tesoro. E in tutta questa miseria che ci circonda, non è forse anche questo un arricchimento in prospettiva per il paese?
Quando torniamo verso gli uffici, le docce all’aperto sono gremite di ragazzi schiamazzanti e che sorridono incuriositi dalla nostra presenza. Qualche foto, strette di mano, sorrisi gratuiti e disarmanti copiosamente dispensati… Poi un bel, anzi due bei bicchieri… no, decisamente direi tre belle bottiglie di birra fresca (ammazza quanto bevono da ‘ste parti!), poi di corsa verso Koupela: ricordatre? Le nostre sorelle non ammettono ritardi rispetto agli orari dei pasti…
3° giorno (lunedì 14)
Alle sette colazione, puntuali come vuole l’educazione.
Ormai siamo dei veterani…
Non ci emozioniamo più tanto facilmente. Perciò nei report saremo precisi, essenziali, professionali.
Alle 7:30 arriva puntuale Marcel (l’autista), che ci conduce alla sede dell’Ocades a prendere Alexì (il “navigatore non satellitare”: non potete immaginare quanto sarà utile!).
Il programma lo conoscete; nell’ordine visiteremo:
1. Goanghin
2. Balembilin
3. Wako
4. Tambela/Boumdoudoum
5. Dimistenga/Komboisin
Quest’ultimo solo se potremo vedere la trivella in funzione nel secondo tentativo di trovare l’acqua. I tecnici perforatori ci terranno informati…
Goanghin
Non facciamo in tempo a sistemarci in auto, che già siamo arrivati…
E dov’è allora la difficoltà del programma?
Il pozzo è proprio davanti ad un nucleo monofamiliare …di 25 persone! Tutto intorno altri nuclei analoghi. L’acqua esce regolarmente, sotto la spinta della pompa Volanta.
Con fare professionale, ci accingiamo a rilevare la posizione, e poi…
…E poi eccoli! Di nuovo, sbucano un po’ da ovunque, ridono, sghignazzano, ci circondano.
Belli e sporchi all’inverosimile. Come potrebbe essere altrimenti con questa polvere!
Dove sono le caramelle? Mannaggia l’Air-France!
Una breve visita al nucleo familiare più vicino (bello nella sua essenzialità: in un angolo nei pentoloni sul fuoco si sta preparando la birra bollendo per tre giorni il miglio come tradizione vuole); qualche foto, qualcuna in posa. Poi via: c’è ancora molto da fare.
Balembilin
Il trasferimento comincia ad essere più lungo.
Il villaggio è costituito da nuclei familiari abbastanza distanti tra loro. Complessivamente circa 300 persone hanno da oggi la possibilità di dissetarsi e rinfrescarsi con l’acqua del nostro pozzo!
Ma non solo: due orti ai due lati del pozzo ci mostrano con orgoglio la loro verde produzione.
E poi? E poi, siamo professionali e distaccati, non ricordate? Quindi non diremo dei bambini, dei festeggiamenti, delle richieste di foto in posa per poi rivedersi e ridere con discrezione…
La macchina nuova di Rita non potrebbe subire un collaudo migliore: a fine di questa prima giornata avrà scattato più di 200 foto!
Ma ad un certo punto deve passare la Canon digitale a me: altrimenti non potrebbe ricevere, con sua grande gioia (dovreste vederne la faccia…) i due polli che, legati per i piedi, le porge il capo villaggio in segno di ringraziamento. Stefano 1 e Stefano 2, voi lo sapete: è pericoloso rifiutare!
Wako
Cominciamo ad intuire che in effetti qualche difficoltà c’è… Non si arriva più a questo villaggio?
Anche il “navigatore non satellitare” sembra in imbarazzo a qualche bivio (se così si può chiamare la diramazione di due sentieri polverosi tra la sterpaglia della savana).
Poca gente ad accoglierci. Quest’anno Barnabè ha ritenuto più “vero” non avvisare i villaggi del nostro arrivo, per vedere la realtà non filtrata dalla preparazione per l’accoglienza.
Il villaggio è decisamente vasto, anche se non si riesce a scorgerne tutte le abitazioni, sparse e molto distanti tra loro. Alexis, traducendo la risposta dei locali, ci dice che vi risiedono circa 5.000 anime.
A noi sembra un po’ esagerato (o forse non ci siamo intesi); comunque direi che qui il pozzo ci sta tutto. Non è ancora completato: per ora c’è solo la tubazione blu che sporge per circa un metro dal terreno ed è protetta da sterpaglie appoggiate intorno. Presto verrà realizzata la struttura di contenimento e montata la ruota della pompa Volanta, per la gioia degli abitanti del villaggio.
Quindi, in marcia per il prossimo villaggio.
Tambela/Boundoudoum
Se il primo sembrava lontano …questo sembra decisamente irraggiungibile!
Per il primo tratto ci scorta un ragazzo in bicicletta, che pedalando sullo stretto sentiero davanti al nostro fuori strada, ci indica la via per un tratto, fino a raggiungere la …strada maestra. Da qui, procedete da soli, sempre dritto.
Peccato che non abbiamo notato la differenza tra questa e il sentiero di prima!
Dopo titubanze, intoppi, richieste di informazioni (aiuto! Dove siamo?), il nostro “navigatore non satellitare” ci conduce alla meta. Purtroppo questo è uno dei pozzi risultati negativi, in una zona dove non ci sono altre risorse idriche nel raggio di oltre sei chilometri per una popolazione di oltre 400 anime! E la speranza di tentare una seconda perforazione sembra vana. Il rappresentante del villaggio esulta alla nostra intenzione di parlare con Barnabè per un eventuale secondo tentativo…
Sono riconoscenti, anche se il pozzo è andato male. E di ciò fa le spese Rita …che si ritrova in mano le zampe legate del terzo pollo della giornata!
Inutile raccontare dell’ennesimo bagno di bimbi (perché ormai noi siamo dei veterani…); al riguardo Alexis ci fa notare che quella quindicina di bambini curiosi che ci circondano per farsi fotografare, sono tutti figli del capo villaggio.
Durante la strada di ritorno, riceviamo purtroppo la notizia che per oggi il nostro giro finisce qui: anche il secondo tentativo a Dimistenga è andato fallito…
Il ritorno a Koupela è un po’ mesto per questo motivo. Ne approfittiamo comunque per un breve passaggio al mercato, per l’acquisto del pane per la missione e per immergerci ancora una volta nel folclore locale.
Dopo pranzo (e dopo una meritata sosta), approfittiamo del pomeriggio libero per far visita all’ospedale e per una breve passeggiata (sotto un sole cocente) fino al Baobab gigante e al pozzo di Pousga, che continua a fare brillantemente il suo lavoro, sotto l’azione di giovani ragazze che riempiono in continuo le famose taniche gialle.
Prima di cena un piacevole intermezzo: la visita ad un vecchi amico (visto una sola volta due anni fa), che ci è rimasto nel cuore: Gualtiero, con la sua fedele compagna Marisa, è da novembre che si adopera per il bene del popolo burkinabè operando presso il dispensario delle suore.
Lo troviamo stanco, ma sempre determinato come lo abbiamo conosciuto.
4° giorno (martedì 15)
Alle sette colazione.
Riposati? Come si può esserlo dopo una nottata a rigirarsi fra le lenzuola umide, spostandosi alla disperata quanto inconcludente ricerca di un fazzoletto di letto fresco: le lenzuola sono calde!
Puntuale alle 7 e 30 arriva Marcel con il fuori strada (l’abbiamo guardato bene: è un Toyota Hi…); insieme andiamo a prendere Alexì alla sede dell’Ocades e ci mettiamo in marcia per il programma giornaliero. Ma prima una sosta per comprare delle caramelle. Le nostre sono rimaste nel bagaglio che non si è ancora rimaterializzato… ma non ci si può presentare davanti ai visi sorridenti dei bimbi burkinabè senza almeno un “bon-bon”, come dicono loro.
Nell’ordine visiteremo i pozzi di:
1. Mogtedo Centro (vicino alla scuola)
2. Bollin (pozzo purtroppo risultato negativo)
3. Targanga (il Pozzo di Filippo)
4. Sanemtenga
5. Songnaaba
Mogtedo Centro
Il pozzo è proprio lì dove doveva essere: davanti al crocifisso, a fianco dell’ingresso della scuola.
E’ in funzione, l’acqua esce copiosa sotto la spinta della pompa Volanta. Un brivido quando una presenza angosciante si avvicina spingendo la carriola con le taniche per il rifornimento idrico. Mi chiedo come si sentano e cosa pensino le donne mussulmane dietro quel velo nero dalla testa ai piedi, che non riesci neanche a capire come facciano a vedere. Io non riesco a scorgere nessuna feritoia…
Dopo la distribuzione delle caramelle (che stavolta abbiamo portato), abbiamo il tempo per un saluto all’Abbè Jacob, che ci chiede in particolare di Stefano. Rassicurato dalle nostre risposte, ci comunica che nella scuola ci sono oggi circa 110 alunni. Direi un buon risultato!
Ma la giornata è lunga e faticosa, perciò partenza per…
Bollin
Lasciata presto l’”autostrada” (!!), ci inoltriamo a sinistra per un territorio via via sempre più brullo ed arido. Affioramenti granitici e piccole colline rocciose ci accompagnano lungo il tragitto, conditi con le immancabili nuvole di polvere giallo-rossastra sollevata dall’auto.
Il percorso è impervio e accidentato, di difficile individuazione al di fuori dei tracciati principali.
Cominciamo a disperare quando, dopo oltre un’ora di percorso, anche il nostro “navigatore non satellitare” sente l’esigenza di fermarsi e chiedere… ad un ragazzo in motorino… ad una donna in bicicletta (che ci indica esattamente la direzione opposta!)… ai meravigliati abitanti di un agglomerato isolato.
Da qui finalmente, probabilmente impietosito, ci scorta un “nav.non.sat.ciclomunito” fino ad un nuovo agglomerato isolato (il sentiero è talmente stretto che le ruote del fuoristrada viaggiano sui sassi che ne delimitano il bordo); qui cambiamo “nav.non.sat.ciclomunito” con uno ultimo modello, per farci finalmente scortare fino alla meta.
E qui viene da chiedersi: ma tutta questa fatica per cosa?
Sul terreno, nel punto dove la trivella ha affondato la sonda, il mesto cumulo di roccia grigiastra triturata, a dimostrazione del risultato purtroppo negativo della perforazione.
Restiamo molto tristi a pensare che questa comunità di circa 70 persone dovrà ancora rinunciare al sogno di avere un proprio approvvigionamento di acqua limpida, e continuare l’andirivieni dal pozzo più vicino che dista oltre cinque chilometri nella savana…
Targanga
Qui la faremo breve e vi porteremo subito a destinazione, ma vi assicuro che la caccia al tesoro è stata altrettanto faticosa!
Il premio però è la vista di un pozzo perfettamente funzionante e in piena attività. Già da lontano, in questa landa brulla e piatta, si può scorgere il profilo inconfondibile della Volanta.
Alexì ci dice che purtroppo l’acqua non esce abbondantissima come potrebbe per un problema manutentivo, ma la vediamo comunque sgorgare in quantità più che sufficiente sotto la spinta di una giovane donna che aziona la ruota.
Questo è il pozzo di Filippo. Pensiamo non poteva scegliere un posto più sperduto e bisognoso in cui decidere di attuare la sua opera buona.
Il pozzo di Filippo è l’unico in questa zona; darà una prospettiva di ristoro, di speranza e di vita ad una comunità di oltre 700 anime, compresi i bambini, tanti, sporchi, ma belli!
Pensiamo di poterci ritenere soddisfatti; …che la mamma di Filippo possa essere felice; …che Filippo lo sarà senz’altro.
Sanemtenga
Questa volta il percorso è più breve, e in un quarto d’ora circa ci porta alla meta.
La morfologia della zona è sempre la stessa: pensiamo che questi siano tra i posti più aridi che abbiamo girato fino ad oggi.
Il pozzo è per fortuna perfettamente funzionante, l’acqua sgorga in abbondanza (cosa non scontata in queste zone!), la pompa è la solita Volanta. Sarà senz’altro di valido sostegno alle 400 persone circa che popolano questo sperduto villaggio. Cosa tanto più comprensibile se si tiene conto degli oltre cinque chilometri che li separano dal pozzo più prossimo!
Prima di ripartire solito bagno di bimbi. Ma questa volta siamo attrezzati, e possiamo dispensare caramelle su ognuna delle manine tese. Per la gioia di Rita… il capo del villaggio le allunga le solite due zampe legate del pollo offertoci in segno di ringraziamento (Rita ormai sa che non ci si può rifiutare di accettare, e quindi si sacrifica; al ritorno a Roma proporrò per lei un riconoscimento ufficiale ed una menzione d’onore al merito).
Songnaaba
Per raggiungere Songnaaba è necessario affrontare di nuovo a ritroso il lungo percorso fino a Mogtedo, appena superato il quale si imbocca una sterrata a sinistra, che ben presto si trasforma nel solito sentiero impervio e accidentato.
Il villaggio è situato in una zona all’apparenza più popolata rispetto a quella da cui veniamo, ad una distanza non eccessiva dalla città. Non sembrano comunque esserci altri pozzi nelle immediate vicinanze.
Al nostro arrivo la Volanta è ferma, ma sugli arbusti circostanti una moltitudine di panni variamente colorati stesi al sole sta a dimostrare che fino a poco tempo prima il pozzo deve essere stato molto indaffarato per supportare le giovani del villaggio nelle loro attività quotidiane!
Come sempre al nostro arrivo (che come ricorderete questa volta non è stato anticipatamente comunicato alle comunità interessate) una piccola folla incuriosita si avvicina, con il consueto seguito di bambini timidi e rispettosi, ma subito pronti a partecipare entusiasti e divertiti al solito rito del “fammi una foto e fammela rivedere”, con successiva distribuzione di caramelle…
Informazioni tecniche: il pozzo è positivo e unico in un intorno di tre chilometri, è dotato di pompa Volanta e serve una comunità di circa 500 persone… il cui “chief” ci prova con Rita e lei non perde l’occasione per farsi immortalare insieme a lui in una appassionata foto mano-nella-mano…
Al ritorno passiamo ancora per Mogtedo, dove proponiamo ai nostri amici una bella birra fresca; una Brakina (la birra del Burkina) per Alexì, una per Marcel …una in due per Massimo e Rita.
Dopo la bramata doccia e la cena con le sorelle, un goffo tentativo per inviare una mail al nostro presidente per aggiornare gli amici di Roma sulle nostre fatiche. Ma …”lo primo tentativo andò (miseramente) fallito”!
Così abbiamo approfittato ancora del nostro amico Gualtiero, che non solo ci ha messo a disposizione il suo computer ma, per ripagarsi, …ci ha invitato a cena per l’indomani.
Con Rita non abbiamo avuto necessità di consultarci per rispondere immediatamente di sì…
5° giorno (mercoledì 16)
Decisamente la giornata più massacrante!
Partenza alla solita ora, dopo colazione. Destinazione Mogtedo per visitare 4 villaggi; nell’ordine:
1. Bomborè V6
2. Rapadama V7
3. Mancarga V5
4. Bessin-Noghin
La strada per Mogtedo è lunga, ma niente rispetto a quello che ci aspetta…
Bomborè V6
A Mogtedo c’è il mercato.
Lungo la sterrata che imbocchiamo subito a sinistra una interminabile teoria di gente a piedi, su carretti trainati da somarelli stanchi, motorini e biciclette traboccanti fino all’inverosimile di tutto ciò che la vostra fantasia può sbizzarrirsi ad immaginare, e anche di più.
Stie stracariche di polli, capretti con le quattro zampe legate a ciuffo e sdraiate dentro ceste semicilindriche, non proprio a loro agio… Il tutto avvolto da un polverone rossastro, sollevato al vento da tutto questo andirivieni di gente e motori.
La sterrata non tarda a diventare una semplice traccia nella “brousse”, che si incrocia in continuazione con altre tracce di sentiero, perpendicolari, confluenti, oblique, divergenti (che ti viene da chiedere, ma perché Marcel ha imboccato questo e non quello, o quell’altro ancora…), e anche parallele dove è necessario aggirare i punti più sconnessi e dilavati dall’acqua delle grandi piogge per superare il letto dei torrenti in secca.
Ci fermiamo diverse volte per chiedere indicazioni. Vi risparmiamo il resto e vi portiamo direttamente sul posto, dopo due ore di marcia da Koupela e 40 chilometri circa di sterrate da Mogtedo! Ci concedete di essere un po’ stravolti? (già, ma ancora il bello deve venire…).
Il pozzo è di quelli realizzati da circa due anni, è perfettamente funzionante e serve una comunità di circa 5.000 persone (!), coadiuvato da un solo altro “collega” situato a circa 400 metri di distanza.
Monta una pompa India; in genere siamo un po’ contrari: a noi notoriamente piace più la Volanta.
Ma Barnabè ci spiega il valido motivo tecnico: dove il terreno è più friabile il cilindro della Volanta tende ad usurarsi più rapidamente sotto l’azione abrasiva della sabbia sottile, cosa che non capita con la India (e dopo questa erudita spiegazione tecnica, ci teniamo per noi le emozioni e le sensazioni del contatto con la gente locale e soprattutto… ormai lo sapete).
Rapadama V7
Ripartiamo. Rita si sposta sul sedile verso di me perché dalla sua parte batte il sole.
Non ci soffermiamo sulle condizioni della strada perché ormai non interessano più nessuno. Ma ai bordi cominciamo ad intravedere prima gruppetti sparsi, poi mucchi di donne (con bambini al seguito) dedite ad una strana occupazione: scavano buche nel suolo arido, accumulando il terreno di risulta in piccoli mucchietti sul bordo dello scavo. Il terreno circostante, tra gli arbusti, è pieno di questi coni polverosi. Nel nostro migliore inglese, con Alexì che parla solo francese, chiediamo lumi. Alexì fa uno strano gesto, ci mostra la fede: “they find gold!”.
Sì, è proprio così: sono cercatrici d’oro! E riusciremo anche a vederlo, per voi scettici che non ci credete…
Ci rendiamo improvvisamente conto di una cosa strana: Massimo si sposta verso Rita per sfuggire ai raggi diretti del sole. Ma… stiamo viaggiando in senso opposto… Torniamo indietro!
Vi risparmiamo il racconto di tutte le volte in cui ciò è successo, in particolare in concomitanza con le richieste di indicazioni agli occasionali compagni di viaggio. Ci rendiamo conto con disperazione che stiamo girando in tondo, non sapendo bene per dove e, soprattutto, per quanto!
Sopportiamo strenuamente buche, caldo e sete, certi che comunque raggiungeremo la meta. E la nostra fiducia è premiata: per approssimazioni successive arriviamo in vista della ruota inconfondibile della pompa Volanta!
Sopportiamo strenuamente buche, caldo e sete, certi che comunque raggiungeremo la meta. E la nostra fiducia è premiata: per approssimazioni successive arriviamo in vista della ruota inconfondibile della pompa Volanta!
Il pozzo, realizzato anch’esso da circa due anni, funzione egregiamente, serve una popolazione di 600 persone insieme ad un secondo distante circa un chilometro. E’ situato proprio di fronte ad un aggregato unifamiliare, isolato e lontano da altre abitazioni, quasi ne fosse ad esclusivo servizio. Ma a volte la scelta del punto in cui scavare è dettata dalla maggiore probabilità di trovare l’acqua piuttosto che dalla logica di centralità di posizionamento…
Scopriamo che quel nucleo familiare è un lontano parente di Paperon de’ Paperoni quando da giovane cercava …oro nel Klondyke!
In effetti è una famiglia di cercatori d’oro, che con l’acqua dilavano la terra per far emergere il prezioso metallo. Che possiamo vedere e fotografare (per la verità in minima quantità) sul fondo del catino di metallo, noto attrezzo del mestiere.
Poi ancora foto, caramelle e via.
Mankarga V5
Sono circa le due del pomeriggio, non abbiamo mangiato e siamo ancora a metà!
Tralasciamo il resoconto degli ulteriori tre quarti d’ora necessari per raggiungere Mankarga V5. diremo solo che lungo il tragitto riconosciamo la chiesetta di Mankarga V4 dove due anni fa ci hanno accolto col comitato d’onore e Stefano ha posato la prima pietra… e i ricordi riaffiorano.
Anche Mankarga V5, come tutti i villaggi di questa zona, è posto in una zona arida e in c…odesta parte del mondo che non si può dire!
Anche per questo motivo riteniamo che i pozzi di questa zona sono tutti ben posizionati. La comunità è molto numerosa e sparsa su un territorio molto vasto. Tre pozzi (compreso il nostro) danno refrigerio a circa 1.500 persone, che diventano 2500 nell’intero territorio circostante, servito complessivamente da quattro pozzi. La pompa Volanta è in funzione da circa due anni; ci segnalano un problema di scarso deflusso dell’acqua, probabilmente legato ad un malfunzionamento del cilindro di pompaggio che ha bisogno di essere sostituito. Che sia il problema segnalato da Barnabè? Appena lo vediamo gli segnaleremo la necessità di intervenire.
Siamo in ritardo. Rilevazione. Foto di rito. Distribuzione di caramelle. E via…
Bessim-Noghin
E’ in tutt’altra zona, ovviamente…
Strada di ritorno fino a Mogtedo, interminabile a quest’ora!
Superato Mogtedo in direzione Koupela, raggiunto l’abitato di Zorgho, un’ampia sterrata rossastra a sinistra si inoltra verso nord. Ovviamente ce la lasciamo presto alle spalle, infilandoci per una stretta traccia che a tratti diviene il letto di un secco torrente e ci costringe a deviazioni su tracciati paralleli. Ad un certo punto quasi entriamo in “casa” di qualcuno, che si affretta ad indicarci la via (anche per non rischiare di vedersi abbattute le capanne con il Toyota).
Finalmente, dopo un misto tra rally e gimcana tra gli alberi, raggiungiamo il pozzo!
Realizzato negli ultimi due anni, azionato da una pompa India, serve una comunità di circa 600 persone, insieme ad un secondo distante oltre un chilometro.
Nel frattempo si è accumulata gente. Effettivamente la stanchezza si fa sentire.
Ma non ci impedisce di effettuare le rilevazioni del caso, scattare ancora foto (tante!) e distribuire le caramelle residue ai bambini festosi.
La via per il ritorno è decisamente più agevole …ma lunga!
L’ampia sterrata rossastra passa per fortuna da Puitenga, famoso centro di scambio merci e mercanzie che richiama commercianti e acquirenti da tutte le città e centri vicini e lontani (“Big Market”, come dice Alexì).
Ma soprattutto sede di un delizioso localino, veramente ben arredato e ben curato, che non ti aspetti in queste zone e che non è intuibile dall’esterno.
Ma il nostro cicerone è in gamba… Soprattutto quando, alle cinque e mezza del pomeriggio ed una giornata come questa alle spalle, non desideri altro che una bella birra fresca in compagnia (e stavolta anche una per Rita e una per Massimo!)
Serata rilassante. Serata in famiglia…
E’ veramente piacevole conversare con due persone meravigliose come Gualtiero e Marisa.
Ci ritroviamo in sintonia su tanti argomenti. Apprendiamo con piacere che la loro associazione opera a pieno ritmo con continue delegazioni di medici e infermieri che si alternano per portare aiuto ai burkinabè.
Tra l’altro, è una buona occasione per gustare l’ottima cena preparata da Marisa. Pensate che …Rita ha anche mangiato la carne!
6° giorno (giovedì 17)
Stamattina partiamo per un programma più rilassante, o almeno così ci dicono i nostri due (ormai) amici.
Visiteremo l’ultimo tra i pozzi già realizzati, e quindi verificheremo tre delle nuove proposte da finanziare; in dettaglio:
1. Nakom-Nabin
2. Keepalgo
3. Kugbiisi
4. Ouadgin
Ma prima un passaggio veloce alla stazione degli autobus a ritirare (finalmente) la nostra valigia dispersa. Abemus caramelles!
Nakom-Nabin
Partiamo dopo colazione imboccando l’autostrada che da Koupela porta a sud, verso Tenkodogo.
La città sembra grande, più simile a Ouaga che a Koupela. I contrasti sono evidenti tra pretenziose costruzioni a più piani, benzinai alla europea, negozi con vetrine e manichini da un lato, e le solite costruzioni in mattoni di fango e paglia. nei cui recinti convivono uomini e animali…
Dal centro di Tenkodogo svoltiamo a sinistra, tra bancarelle affollate e via vai di biciclette e motorini; presto la strada diviene però una sterrata a scorrimento veloce, che si snoda in un paesaggio più vario e mosso rispetto a quelli cui siamo ormai abituati: vegetazione folta e verdeggiante, affioramenti granitici sparsi, addirittura quasi colline tutto d’intorno. Su alcune svetta un masso in bilico, una croce o, in un caso, una piccola cappella in pietra.
Dopo non so quanta strada, ma sicuramente tanto tempo, ci ritroviamo nel solito sentiero che si inoltra nella brousse, tra alberi spettacolari, giganteschi baobab dai rami scheletrici e cespugli spinosi che graffiano le fiancate dell’auto.
Ed ecco finalmente il pozzo di Nakom-Nabin!
Al momento non c’è nessuno, ma come potete immaginare è un attimo perché si popoli di bambini fastosi, passanti curiosi e rappresentanti del villaggio. Circa 300 anime, servite da due pozzi a distanza di circa un chilometro in questo posto sperduto.
Facciamo girare la ruota della Volanta e l’acqua sgorga copiosa, per la nostra gioia.
La gente è molto socievole, i bimbi timorosi ma curiosi; rileviamo la posizione e poi ci dedichiamo alle solite foto, strette di piccole mani nere e distribuzione caramelle.
Keepaalgo
La prima nuova proposta di perforazione non è tanto distante. Ci ritroviamo in un ambiente arido e brullo, pochi alberi ma in compenso tante sterpaglie dappertutto.
Rileviamo le coordinate dei due punti individuati per la trivellazione, uno in seconda battuta in caso di esito negativo del primo.
Intanto intorno a noi si è radunata della gente. Ce la portiamo dietro in processione fino al secondo punto di rilevamento, guidati da un membro del villaggio.
La popolazione è di circa 1.000 persone, in un insediamento recente che può contare su un solo pozzo a circa 5 chilometri da qui: decisamente possiamo dire che qui un pozzo ci sta bene.
Kugbiisi
La prossima tappa non è esattamente …prossima!
Situata in tutt’altra zona, ci costringe a ritornare su una delle arterie principali (che ormai sapete riconoscere dal fondo sterrato di colore rossastro), e quindi deviare per lunghi tratti (ma soprattutto lunghi tempi…) su sentieri sconnessi e guadi di torrenti in secca (scendiamo per scattare la foto); finalmente siamo in vista di un piccolo agglomerato urbano con un mercato che costeggia la via.
Una breve sosta per consegnare un pacco di Ocades ai locali amici di Alexì. Uno di loro carica la bici nel cassone, sale in macchina con noi e ci accompagna fino ad una capanna. Scarico della bici, scambio di parole incomprensibili e cambio di cicerone: un nuovo “villico” sale sul sedile anteriore destro e ci scorta per uno stretto viottolo, tra rami protesi degli alberi ed arbusti spinosi.
Il terreno è decisamente più che accidentato: scavalchiamo dossi, superiamo cunette, zigzaghiamo tra gli arbusti, sobbalziamo sui sedili e scuotiamo la testa come quei cagnolini finti con lo snodo e il contrappeso (solo che noi la testa la sbattiamo in continuazione contro gli appositi sostegni!); finalmente l’auto si arresta.
Sono circa le due. Il sole è cocente; i locali (che non sono stupidi) se ne stanno sdraiati immobili sotto la fresca ombra dei giganteschi e spettacolari alberi di mango, o sotto le zone d’ombra che ornano i singoli nuclei abitativi. Ma noi no! Noi, incuranti della calura asfissiante e del sole a picco, marciamo imperterriti verso i due nuovi punti di perforazione segnalati.
Il resto è routine: rilievo delle posizioni, dati tecnici (600 persone con un solo pozzo a 3 chilometri), verifica della posizione (vicino alla chiesa, ma ci sta se è il punto in cui con più probabilità si può trovare l’acqua).
Nel frattempo la gente ha lasciato l’ombra e ora ci circonda, ci saluta, ci ringrazia.
Abbiamo insegnato ai bimbi a battere reciprocamente la mano destra sull’altra col palmo rivolto verso l’alto: non ce li leviamo più di torno! È una foresta di manine nere e sporche tese, a richiedere di essere schiaffeggiate…
Poi caramelle e foto, tante foto. Immancabili quelle con Rita che …ritira i polli! Due.
Ouadgin
La distanza? Poca.
Le difficoltà? Tante!
Riprendiamo il solito viottolo stretto tra i campi e le sterpaglie; ad un certo punto Marcel arresta l’auto, tira il freno a mano e scende.
Di fronte a noi la traccia sembra finire; sparisce sul bordo di un fosso in secca per ricomparire più in là, sull’altra sponda. Ce la faremo? Marcel decide di sì: risale in macchina e via! Noi ovviamente immortaliamo il tutto…
Risaliti al di là, raggiungiamo finalmente gli ultimi due punti segnati da rilevare. Il luogo è realmente arido e molto caldo (sarà l’ora…). I circa 700 abitanti del villaggio sono attualmente senza alcun approvvigionamento idrico nelle vicinanze. Questa sarà a breve la loro unica risorsa disponibile. Va bene, molto bene…
Purtroppo abbiamo finito le caramelle, e ci accontentiamo delle foto e delle risate gioiose dei bimbi nel rivedersi nei visori delle macchine digitali.
Stanchi ma soddisfatti, ci rimettiamo in marcia ...con il miraggio dell’ormai consueto appuntamento con una gigantesca birra gelata.
Stavolta la sosta a Tenkodogo non tiene il confronto con il locale di ieri a Piutenga. Ma la birra disseta le nostre gole riarse e fa passare tutto il resto in secondo piano. Quattro paia di gambe distese sotto il tavolo, tra birre fresche (solo una in due per Massimo e Rita), quattro ormai amici che chiacchierano allegramente utilizzando almeno quattro lingue diverse; già, almeno: perché nei momenti di difficoltà c’è sempre l’universale linguaggio dei gesti, che soprattutto a noi italiani riesce così bene!
Arriviamo alla missione poco prima delle sei; anche oggi la giornata è stata piena…
Doccia, cena, visita ai nostri amici Marisa e Gualtiero, poi a letto direte voi. No: per chiudere la giornata in bellezza, fino alle 11:30 a scrivere il diario delle nostre avventure!
7° giorno (venerdì 18)
Nella notte Rita si rigira tra le lenzuola umidicce, si alza per disperazione, va di là per controllare se Massimo dorme… Sembra di sì. Beato lui!
Nella notte (la stessa) Massimo si rigira tra le lenzuola bagnate, si alza per disperazione, va nell’altra stanza per controllare se Rita dorme… Sembra di sì. Beata lei!
Evidentemente non siamo sincronizzati nei nostri intervalli di dormiveglia. In compenso al mattino, al canto del gallo e di tutti gli altri mal… cioè, benedetti uccelli che hanno scelto la missione delle suore per dimorare (molto ma molto prima del suono della sveglia delle 6:30), ci arrendiamo e ci alziamo disperati e distrutti.
La doccia fresca serve solo a riportarci leggermente in vita…
Ieri sera, al ritorno, abbiamo incontrato l’Abbè Barnabè rientrato dalla trasferta lavorativa, e ci siamo accordati per vederci stamane alle 7:00. Il valido motivo è riuscire a filmare finalmente l’acqua che sgorga dal pozzo in perforazione di Antemtenga, dove la trivella è già in posizione dal pomeriggio di ieri. Perciò oggi sveglia alle 6.00!
Il luogo (per fortuna!) è vicino, nell’immediata periferia di Koupela. Arriviamo che gli uomini di Ocades sono già in azione. Rita ha appena il tempo di fare una panoramica e poi puntare in direzione del castello di perforazione, che…
Eccolo lo spruzzo tanto atteso! Sotto l’azione dell’aria compressa insufflata all’interno della camicia di contenimento in plastica celeste, una colonna d’acqua frammentata si erge per una manciata di metri per poi ricadere in mille spruzzi vaporizzati verso terra e sugli umani sottostanti, richiamando in controluce tutti i colori dell’arcobaleno a festeggiare con noi l’evento.
E ovviamente siamo in buona compagnia di una piccola folla di adulti molto interessati e di bambini curiosi.
La portata rilevata è buona (oltre 1,80 mc/h), e a detta di Barnabè risulterà più vicina a 2,00 ad una più precisa misurazione, tolte le perdite inevitabili sul terreno nelle attuali condizioni di misura.
L’acqua che sgorga disseterà una popolazione decentrata di circa 450 persone, parte di un agglomerato urbano molto più esteso, servito ad oggi da almeno altri due otre pozzi sparsi, di cui il più prossimo è a servizio esclusivo della scuola in costruzione a circa 7-800 metri. E poi qui intorno ci viene bene anche un orto…
E’ ora di pranzo. Barnabè ha un impegno alle nove; ci lascia all’amico Marcel che con molta gentilezza ci riporta dalle suore.
Prima di pranzo avremmo il tempo di fare un salto al mercato di Koupela (è da domenica che diciamo “ci andiamo”). Ma il caldo e la stanchezza hanno il sopravvento sui buoni propositi: ci riduciamo a scaricare filmato e foto ed aggiornare questo resoconto per i nostri lettori, crediamo (immodestamente) interessati.
Nel pomeriggio abbiamo appuntamento con Barnabè per fare il punto della situazione e un aggiornamento del saldo economico dei pozzi realizzati. Approfittiamo della disponibilità per inviare per mail l’aggiornamento delle nostre fatiche. Ci raggiunge anche Lucien, ed insieme concordiamo per una …cenetta intima per domani sera.
Prima di lasciarci Barnabè ci esalta con la notizia sperata: la targa per Filippo è pronta! Ce la mostra orgoglioso; domani andremo insieme ad affiggerla con gli abitanti del villaggio.
Dopo cena, l’ormai consueta puntatina da Marisa e Gualtiero, per un po’ di refrigerio (con l’aria condizionata), una birra e quattro chiacchiere in piacevole compagnia.
8° giorno (sabato 19)
7:30. Colazione veloce e via in macchina, col panino alla marmellata di mango ancora in mano.
Il tragitto è ormai noto. Approfittiamo per un’interessante ed illuminante scambio di opinioni con l’Abbè nostro cicerone in relazione ai criteri per l’individuazione delle località dove può essere opportuna la realizzazione dei pozzi, con una chek-list dei requisiti da verificare. Riteniamo opportuno inserire l’argomento nell’ordine del giorno della prossima riunione dei soci…
Lungo la strada ci fermiamo a comprare un barattolino di vernice gialla. Vernice perché con Stefano ieri al telefono abbiamo convenuto sulla opportunità di aggiungere il nome di Filippo alla targa che riproduce il suo disegno; gialla perché …è l’unico colore che Barnabè ha rimediato!
E il pennello? Ci sono tanti zeppetti nella “brousse”…
Il pozzo lo riconosciamo da lontano. Anche se la ruota è in movimento, sembra ci sia poca gente.
Ma è solo il sole: al nostro arrivo, come sempre succede, magicamente si materializzano figure da ogni dove, che fino ad ora cercavano refrigerio dietro cespugli, sotto zone d’ombra artificiali o improvvisate, sotto fluenti chiome di maestosi alberi di mango, dentro oscure capanne circolari di paglia e fango. E tra loro ovviamente bambini, tanti bambini.
Barnabè ha avvisato stavolta del nostro arrivo, per cui il Capo del Villaggio ci accoglie con un gran sorriso e già gli attrezzi del mestiere in mano: noi abbiamo i chiodi, lui porta il …”martello”.
Rita posizione la targa, l’Abbè Barnabè l’appunta, Massimo pianta i quattro chiodi con il “martello” (una specie di zappa rovesciata il cui occhiolo tondo non vuol saperne di far entrare diritto il chiodo). Poi, la punta di un quinto chiodo intinta nella vernice gialla, proviamo una forte emozione nello scrivere il nome sul bordo bianco in basso: “Filippo”. Rita riprende la scena. La platea assiste, osserva, approva.
Sotto l’ombra di un albero spinoso ci fanno sedere su una panca, di fianco ai “saggi”e agli anziani; di fronte a noi lo “Chief” del Villaggio, seduto a fianco a quella che diremmo essere la moglie, su sdraio realizzate con bastoncini intrecciati e legati insieme da cordami di pellame (supponiamo di capra). Dietro, la cornice degli abitanti del villaggio: donne con vestiti e copricapi dagli sgargianti colori della festa e bambini polverosi seduti in grembo o piegati a libretto dentro il pareo legato alle spalle delle madri, alcuni intenti a suggere con naturalezza il latte dalle mammelle troppo allungate e flosce. I più grandicelli sghignazzano seduti affiancati nella polvere gialla onnipresente.
Quando l’Abbè Barnabè ci presenta e spiega alla platea la ragione della targa, l’attenzione è al massimo e qualche testa annuisce in silenzio.
Il portavoce del villaggio ringrazia e, con la traduzione simultanea di Barnabè, ci spiega come la presenza del pozzo abbia influito fortemente sulla gestione ordinaria delle loro vite, aprendo nuove prospettive per la vita stessa del villaggio: non più interminabili quanto faticosi andirivieni al solo scopo di soddisfare le esigenze primarie. Ora la disponibilità di acqua potabile risveglia nuovi bisogni: vorrebbero realizzare un orto e ci chiedono di finanziarne la spesa per la recinzione (indispensabile contro le razzie degli animali domestici!).
Barnabè approva, la richiesta è legittima, ma dovranno prima dimostrare l’impegno personale nella corretta gestione della nuova risorsa…
Poi canti in nostro onore (e in derisione del “parente in scherzo” Barnabè…), balli al ritmo di tamburi improvvisati, polvere sollevata dai piedi scalzi delle donne più o meno giovani che si dimenano alternandosi in coppia all’interno del cerchio di mani battute al ritmo delle danze tradizionali. Rita è tentata, si vede… ma stavolta resiste. Peccato…
Cerchiamo di documentare tutto al meglio, come ci è stato richiesto. La distribuzione delle caramelle stavolta ha un sapore più dolce; sono i “bon-bon” di Filippo per quella moltitudine di piccoli amici di un altro colore e di un mondo lontano che certo avrebbe voluto conoscere, ma che ora conoscono lui.
La strada del ritorno scorre ormai nota e perciò veloce. A Mogtedo non troviamo l’Abbè Jacob, in giro per le funzioni della Quaresima; gli lasciamo presso la parrocchia i due calendari Below.2011 che avevamo dimenticato di portargli qualche giorno addietro. Poi una deviazione su sterrati ormai familiari, per scattare foto ad un pozzo che Barnabè ha realizzato per altri e che occorreva documentare. Rientriamo ancora una volta da Puitenga, oltrepassata la quale ci reimmettiamo sulla “autostrada” che ci riporta a Koupela, in perfetto orario per il pranzo delle 12:30 con le suore.
Non ci crederete, ma il resto è finalmente svago!
Due orette di riposo, doccia e poi Gualtiero ci accompagna orgoglioso a visitare il “suo” ospedale, le “sue” apparecchiature, i “suoi” piccoli e grandi pazienti che amorevolmente e con tanta dedizione cura fino al punto che questa realtà rende possibile. Sappiamo che l’aggettivo “suo” non rende bene, che probabilmente non si addice alla persona; ma noi lo intendiamo in senso positivo, riconoscendogli la paternità e l’anima di quella stupenda cosa che ha saputo creare, chiamata “Ospedali in Burchina”. Diremmo, forse azzardando, che Gualtiero sta a “Ospedali in Burchina” un po’ come il nostro “Presidentone” sta a “12.Scatti”.
Abbiamo ancora un po’ di tempo; perciò via con Marisa ad inoltrarci tra gli angusti passaggi del mercato ci Koupela. Colori e odori forti, un po’ di raccapriccio di fronte alle “macellerie” all’aperto, gente dappertutto. Qualcuno si mette in posa per essere fotografato; qualcun altro si irrita se gli punti l’obiettivo: è sempre opportuno chiedere, prima…
Spendiamo migliaia (!) di franchi CFA per piccoli pezzi d’Africa da riportare indietro.
Tra le gambe della gente, gli “spazzini” locali (chi ha già letto sa…) sono sempre impegnati con abnegazione nel loro lavoro.
Ore 19:00; puntuale spunta il Toyota di Barnabè. Ci avviamo al “punto di ristoro” (non sapremmo come chiamarlo altrimenti), non prima di aver agganciato Lucien che ci ha raggiunti apposta da Baskurè. Abbiamo la fortuna di incontrare Alexì che salutiamo con vero piacere.
Ci sediamo all’esterno, sulla strada, al buio, due tavolini di metallo accoppiati e quattro sedie: quanto basta per consumare in piacevole compagnia una cena tipica locale, bagnata da una bella birra fresca, …una intera a testa…
9° giorno (domenica 20) – Il ritorno
E’ domenica.
Le due notti precedenti ci sembrava di aver riposato un po’ meglio. Stanotte è riscoppiato il caldo…
Intorno alle due e mezza del mattino ci ritroviamo entrambi un po’ discinti a cercare una boccata di refrigerio seduti sul portico all’aperto, sotto una velata luna piena.
Alle sei, rassegnati, siamo già in piedi per le pulizie dell’ultimo giorno e per preparare i bagagli.
E’ già domenica. Quella dopo… Il tempo è già scaduto.
Siamo combattuti tra la speranza di poter trovare a Roma finalmente un po’ di riposo e il desiderio di prolungare all’infinito questa rinnovata toccante esperienza. Chi c’era sa…
Prima di partire però un’ultima fatica: la festa di conferma dei voti perpetui di Suor “nonhocapitoilnome”. Alle nove, sotto un sole cocente, con Marisa e Gualtiero raggiungiamo puntuali la Cattedrale, dove tutto è pronto per il cerimoniale.
La funzione è colorata e vivace, ma interminabile! Solo all’una circa ci ritroviamo nella sala adibita a refettorio, dove le suore fanno entrare tutto il ben di Dio che da ieri stanno febbrilmente preparando per l’occasione. Riconosciamo anche i polli che Rita ha ricevuto in dono: hanno preso un bel colorito…
C’è un sacco di gente! Riteniamo gente importante, dal Vescovo ai prelati tutti della zona, dalle suore di tutto il circondario e di tutte le congregazioni al Nabà di Antemtenga con figlia al seguito; c’è persino un’improbabile figlio di Al Capone, un bimbo di una decina d’anni vestito con un completo pateticamente abbondante di una sorta di raso lucido, con tanto di corpetto e cravatta. Di una seriosità disarmante, ci viene ad omaggiare tendendoci una manina da bimbo con fare da uomo… sul polsino della giacca fa bella mostra di sé la targhetta della sartoria… Impressionante!
Finalmente finisce…
Siamo un po’ stanchi. Volentieri accettiamo l’invito per un caffè a casa …ormai sapete di chi.
Ci resta molto difficile il distacco dai nostri amici Marisa e Gualtiero, ma ormai il tempo è scaduto.
Il tempo di chiudere i bagagli e puntuale come un …Marcel, ecco che arriva Marcel. Carichiamo i bagagli sul cassone del Toyota, un bacio, anzi quattro (due per guancia, come si usa qui) a tutte le sorelle che riusciamo ad incontrare, e poi… partenza per Ouaga.
Lungo la strada ci viene da pensare che già domani rimpiangeremo questi luoghi. E, come dice giustamente Rita, non solo domani…
A Koupela carichiamo Lucien che non ha voluto lasciarci partire senza accompagnarci; gli siamo molto riconoscenti per questo.
In auto chiacchierate da vecchi amici, in un intreccio tra due o tre improbabili lingue. A Ouaga un salto veloce al Villaggio degli Artisti (bisogna tornarci, ma con più disponibilità di tempo), poi di corsa all’aeroporto.
Vi risparmiamo la tristezza dei saluti, la fatica dei check-in e la difficoltà nei transiti attraverso i numerosi posti di controllo, fino all’imbarco…
Ora siamo qui, un po’ mesti, che buttiamo giù le ultime righe di questo che doveva essere solo un asettico reportage di dati tecnici, ma che ci rendiamo conto ci ha via via sempre più preso la mano. Evidentemente non siamo poi ancora così “veterani”…
Se ci riusciamo, proveremo un po’ a dormire.
E domani …si ricomincia.
Fine delle trasmissioni.
R. & M.
(Rita e Massimo )
Eccoci di nuovo in viaggio…
Ormai siamo “veterani”, sappiamo cosa ci attende.
Ma è sempre una grande emozione.
1° giorno (sabato 12) – Il viaggio
Fiumicino. Questa volta l’esperienza ci è servita: controllo preventivo dei bagagli.
Due a testa, peso massimo 23 kg ciascuno …preventivamente controllati a casa.
Speriamo solo che non ci arrestino per …trafficanti di medicinali!
Arriviamo alle 21:15 circa a Ouagadougou, con solo un’ora di ritardo. Ovviamente e puntualmente …manca un bagaglio! E meno male che non è uno di quelli con i vestiti… Però ci sono le caramelle, e tanti medicinali. Solite formalità per la denuncia (stavolta in un ufficio malandato ma vero, persino con l’aria condizionata!), sono gentili, si scusano per il disguido… Ce lo invieranno direttamente a Koupela nei prossimi giorni.
Ad attenderci c’è l’Abbè Lucien (che salutiamo con piacere), con Marcel che fa da autista. Si è fatto tardi, ci fermiamo a mangiare pollo con patatine fritte e bere birra. Rita non ce la fa più (e meno male, perché mica posso dire che anche io sono sfinito…). 120 Km dopo alle 2:30 circa ci apre il cancello della missione di Koupela Suor Noelì… Alle 3:00 passate siamo finalmente a letto!
Domani è domenica. Rita vorrebbe partecipare alla funzione… Alle 6:30… Dubito…
2° giorno (domenica 13)
Nottata passata a rigirarsi tra le lenzuola bollenti, e bagnate di sudore, nel dormiveglia.
Massimo si sveglia di soprassalto. Qualcuno si è seduto sul suo letto. Sono le 7:30…
- Rita, che ci fai in giro a quest’ora…
- Non riuscivo a dormire; e poi ero già sveglia e mi sono alzata…
Già… e ora è già sveglio anche lui…!
Stamattina abbiamo appuntamento con l’Abbè Barnabè per definire il programma dei prossimi giorni. Prima delle 10:00 abbiamo il tempo per un caffè e per rilevare le coordinate del nuovo pozzo della missione, posizionato …nel pollaio! Non ha il solito aspetto, con la ruota ormai familiare della Volanta. E’ un tombino quadrato nel terreno, protetto da una botola metallica, ed invia l’acqua ai serbatoi mediante l’installazione di una pompa elettrica.
Il tempo di documentare con la (NUOVA!) macchina fotografica di Rita, ed ecco Barnabè.
La redazione del programma non è cosa semplice ed immediata. Abbiamo dovuto sincronizzare i dati a disposizione sui pozzi già fatti, quelli da visionare e quelli richiesti.
Alcuni dei pozzi fatti con l’anticipazione del costo della trivella sono risultati purtroppo negativi. Vorremmo mettere anche questi nel programma di visite.
La programmazione che ne viene fuori sembra perciò decisamente impegnativa. Ai nostri precedenti compagni di viaggio non è necessario ricordare che significa da queste parti visitare mediamente quattro, e anche cinque villaggi in un giorno, distanti tra loro magari poche decine di chilometri, ma tante ore di fuori pista!
Comunque, lungi da noi la voglia di piangerci addosso: siamo comunque dei privilegiati!
Solo per i più “tecnici” o i più interessati (e soprattutto per il nostro “Presidentone”), alleghiamo il dettaglio…
Mogtedo Centro Pos. - 50% Jacob Mar.15
Mankarga V5 Pos. Jacob Mer.16
Rapadama V7 Pos. Jacob Mer.16
Bessim Noghin Pos.India Suor Bartolomea Mer.16
Balenbilin Pos. Suor Bartolomea Lun.14
Bomborè V6 Pos.India Jacob Mer.16
Nakom-Naabin Pos. Suor Bartolomea Vedere 3 nuovi pozzi. Gio.17
Songnaaba Pos. Jacob Mar.15
Targanga (Filippo) Pos. Jacob Mar.15
Sânemtenga Pos. Jacob Mar.15
Bollin Neg. Jacob No 2^tent.! Mar.15
Yako (Nonno Oreste) Pos. - 50%
Dimistenga/Komboinsin Neg. Suor Bartolomea 2^tent. in corso. Vedere lavoraz. Lun.14
Goanghin Pos. Suor Bartolomea Lun.14
Tambèla/Boumdoudoum Neg. Suor Bartolomea 2^tent. in dubbio Lun.14
Wako Pos. Suor Bartolomea Lun.14
Suore Figlie di St. Camillo Pos. Suor Bartolomea Visto
Malawi
Keepaalgo Ric.fatta Suor Bartolomea Nuova proposta Gio.17
Kugbiisi Ric.fatta Suor Bartolomea Nuova proposta Gio.17
Ouadgin Ric.fatta Suor Bartolomea Nuova proposta Gio.17
Andemtenga Ric.fatta Suor Bartolomea Nuova proposta
Namoukouka (Douré) Suor Bartolomea Nuova proposta
Cinkansé Suor Bartolomea Nuova proposta
Baskourè Lucien Nuova proposta Dom.13
E per il solito che pensa male, non ci siamo dimenticati venerdì e sabato… ce li siamo solo lasciati come jolly (Barnabè dice che difficilmente rispetteremo il programma… ma noi siamo venuti apposta, e ce la metteremo tutta!).
(Prima di salutare Barnabè, gli diamo il disegno di Filippo, chiedendogli se può fare un miracolo…).
A pranzo abbiamo modo di salutare le sorelle che ci ospitano con estremo garbo e cortesia.
Purtroppo non c’è Suor Bartolomea…
Ci chiedono di Stefano uno e Stefano due, vogliono sapere, portiamo loro i saluti di tutti.
Alle quattro del pomeriggio abbiamo appuntamento con Lucien per andare a visitare il Seminario di Baskourè, dove ormai da un anno lui è stato trasferito come insegnante-economo. Ci ha chiesto di realizzare un pozzo per la comunità dei giovani seminaristi.
Arriva con una specie di “Van” giallo, un po’ perché verniciato così, un po’ per la polvere di sabbia silicea che ricopre un po’ tutto, e che tra non molto ricoprirà anche i nostri vestiti.
In una mezz’ora scarsa copriamo i circa 15 chilometri che da Koupela portano a Baskourè, ed entriamo nel perimetro del seminario.
Decine e decine di giovani (dai 12 fino agli oltre 20 anni, come avremo modo di scoprire) sono intenti a disputare ogni tipo di sport, sollevando nuvole di polvere rossastra.
Lucien ci fa da orgoglioso cicerone, illustrandoci i vari ambienti di studio, riposo, ricreazione, di cui questi “fortunati” ragazzi possono usufruire.
In particolare si sofferma sul giardino-orto, per le cui culture ha necessità di maggiori quantitativi di acqua. Il nostro dubbio è: ma è effettivamente una priorità?
Ne discuteremo senz’altro con i soci dell’associazione. Nel frattempo maturiamo dei pensieri in autonomia…
In questo centro ci sono più di 140 ragazzi. E’ un centro di formazione per preti, anche se di loro solo il 10% circa lo diventerà.
Ma è soprattutto un centro di formazione culturale, spirituale e di vita, di cui senz’altro anche quelli che abbandoneranno la vocazione sapranno far tesoro. E in tutta questa miseria che ci circonda, non è forse anche questo un arricchimento in prospettiva per il paese?
Quando torniamo verso gli uffici, le docce all’aperto sono gremite di ragazzi schiamazzanti e che sorridono incuriositi dalla nostra presenza. Qualche foto, strette di mano, sorrisi gratuiti e disarmanti copiosamente dispensati… Poi un bel, anzi due bei bicchieri… no, decisamente direi tre belle bottiglie di birra fresca (ammazza quanto bevono da ‘ste parti!), poi di corsa verso Koupela: ricordatre? Le nostre sorelle non ammettono ritardi rispetto agli orari dei pasti…
3° giorno (lunedì 14)
Alle sette colazione, puntuali come vuole l’educazione.
Ormai siamo dei veterani…
Non ci emozioniamo più tanto facilmente. Perciò nei report saremo precisi, essenziali, professionali.
Alle 7:30 arriva puntuale Marcel (l’autista), che ci conduce alla sede dell’Ocades a prendere Alexì (il “navigatore non satellitare”: non potete immaginare quanto sarà utile!).
Il programma lo conoscete; nell’ordine visiteremo:
1. Goanghin
2. Balembilin
3. Wako
4. Tambela/Boumdoudoum
5. Dimistenga/Komboisin
Quest’ultimo solo se potremo vedere la trivella in funzione nel secondo tentativo di trovare l’acqua. I tecnici perforatori ci terranno informati…
Goanghin
Non facciamo in tempo a sistemarci in auto, che già siamo arrivati…
E dov’è allora la difficoltà del programma?
Il pozzo è proprio davanti ad un nucleo monofamiliare …di 25 persone! Tutto intorno altri nuclei analoghi. L’acqua esce regolarmente, sotto la spinta della pompa Volanta.
Con fare professionale, ci accingiamo a rilevare la posizione, e poi…
…E poi eccoli! Di nuovo, sbucano un po’ da ovunque, ridono, sghignazzano, ci circondano.
Belli e sporchi all’inverosimile. Come potrebbe essere altrimenti con questa polvere!
Dove sono le caramelle? Mannaggia l’Air-France!
Una breve visita al nucleo familiare più vicino (bello nella sua essenzialità: in un angolo nei pentoloni sul fuoco si sta preparando la birra bollendo per tre giorni il miglio come tradizione vuole); qualche foto, qualcuna in posa. Poi via: c’è ancora molto da fare.
Balembilin
Il trasferimento comincia ad essere più lungo.
Il villaggio è costituito da nuclei familiari abbastanza distanti tra loro. Complessivamente circa 300 persone hanno da oggi la possibilità di dissetarsi e rinfrescarsi con l’acqua del nostro pozzo!
Ma non solo: due orti ai due lati del pozzo ci mostrano con orgoglio la loro verde produzione.
E poi? E poi, siamo professionali e distaccati, non ricordate? Quindi non diremo dei bambini, dei festeggiamenti, delle richieste di foto in posa per poi rivedersi e ridere con discrezione…
La macchina nuova di Rita non potrebbe subire un collaudo migliore: a fine di questa prima giornata avrà scattato più di 200 foto!
Ma ad un certo punto deve passare la Canon digitale a me: altrimenti non potrebbe ricevere, con sua grande gioia (dovreste vederne la faccia…) i due polli che, legati per i piedi, le porge il capo villaggio in segno di ringraziamento. Stefano 1 e Stefano 2, voi lo sapete: è pericoloso rifiutare!
Wako
Cominciamo ad intuire che in effetti qualche difficoltà c’è… Non si arriva più a questo villaggio?
Anche il “navigatore non satellitare” sembra in imbarazzo a qualche bivio (se così si può chiamare la diramazione di due sentieri polverosi tra la sterpaglia della savana).
Poca gente ad accoglierci. Quest’anno Barnabè ha ritenuto più “vero” non avvisare i villaggi del nostro arrivo, per vedere la realtà non filtrata dalla preparazione per l’accoglienza.
Il villaggio è decisamente vasto, anche se non si riesce a scorgerne tutte le abitazioni, sparse e molto distanti tra loro. Alexis, traducendo la risposta dei locali, ci dice che vi risiedono circa 5.000 anime.
A noi sembra un po’ esagerato (o forse non ci siamo intesi); comunque direi che qui il pozzo ci sta tutto. Non è ancora completato: per ora c’è solo la tubazione blu che sporge per circa un metro dal terreno ed è protetta da sterpaglie appoggiate intorno. Presto verrà realizzata la struttura di contenimento e montata la ruota della pompa Volanta, per la gioia degli abitanti del villaggio.
Quindi, in marcia per il prossimo villaggio.
Tambela/Boundoudoum
Se il primo sembrava lontano …questo sembra decisamente irraggiungibile!
Per il primo tratto ci scorta un ragazzo in bicicletta, che pedalando sullo stretto sentiero davanti al nostro fuori strada, ci indica la via per un tratto, fino a raggiungere la …strada maestra. Da qui, procedete da soli, sempre dritto.
Peccato che non abbiamo notato la differenza tra questa e il sentiero di prima!
Dopo titubanze, intoppi, richieste di informazioni (aiuto! Dove siamo?), il nostro “navigatore non satellitare” ci conduce alla meta. Purtroppo questo è uno dei pozzi risultati negativi, in una zona dove non ci sono altre risorse idriche nel raggio di oltre sei chilometri per una popolazione di oltre 400 anime! E la speranza di tentare una seconda perforazione sembra vana. Il rappresentante del villaggio esulta alla nostra intenzione di parlare con Barnabè per un eventuale secondo tentativo…
Sono riconoscenti, anche se il pozzo è andato male. E di ciò fa le spese Rita …che si ritrova in mano le zampe legate del terzo pollo della giornata!
Inutile raccontare dell’ennesimo bagno di bimbi (perché ormai noi siamo dei veterani…); al riguardo Alexis ci fa notare che quella quindicina di bambini curiosi che ci circondano per farsi fotografare, sono tutti figli del capo villaggio.
Durante la strada di ritorno, riceviamo purtroppo la notizia che per oggi il nostro giro finisce qui: anche il secondo tentativo a Dimistenga è andato fallito…
Il ritorno a Koupela è un po’ mesto per questo motivo. Ne approfittiamo comunque per un breve passaggio al mercato, per l’acquisto del pane per la missione e per immergerci ancora una volta nel folclore locale.
Dopo pranzo (e dopo una meritata sosta), approfittiamo del pomeriggio libero per far visita all’ospedale e per una breve passeggiata (sotto un sole cocente) fino al Baobab gigante e al pozzo di Pousga, che continua a fare brillantemente il suo lavoro, sotto l’azione di giovani ragazze che riempiono in continuo le famose taniche gialle.
Prima di cena un piacevole intermezzo: la visita ad un vecchi amico (visto una sola volta due anni fa), che ci è rimasto nel cuore: Gualtiero, con la sua fedele compagna Marisa, è da novembre che si adopera per il bene del popolo burkinabè operando presso il dispensario delle suore.
Lo troviamo stanco, ma sempre determinato come lo abbiamo conosciuto.
4° giorno (martedì 15)
Alle sette colazione.
Riposati? Come si può esserlo dopo una nottata a rigirarsi fra le lenzuola umide, spostandosi alla disperata quanto inconcludente ricerca di un fazzoletto di letto fresco: le lenzuola sono calde!
Puntuale alle 7 e 30 arriva Marcel con il fuori strada (l’abbiamo guardato bene: è un Toyota Hi…); insieme andiamo a prendere Alexì alla sede dell’Ocades e ci mettiamo in marcia per il programma giornaliero. Ma prima una sosta per comprare delle caramelle. Le nostre sono rimaste nel bagaglio che non si è ancora rimaterializzato… ma non ci si può presentare davanti ai visi sorridenti dei bimbi burkinabè senza almeno un “bon-bon”, come dicono loro.
Nell’ordine visiteremo i pozzi di:
1. Mogtedo Centro (vicino alla scuola)
2. Bollin (pozzo purtroppo risultato negativo)
3. Targanga (il Pozzo di Filippo)
4. Sanemtenga
5. Songnaaba
Mogtedo Centro
Il pozzo è proprio lì dove doveva essere: davanti al crocifisso, a fianco dell’ingresso della scuola.
E’ in funzione, l’acqua esce copiosa sotto la spinta della pompa Volanta. Un brivido quando una presenza angosciante si avvicina spingendo la carriola con le taniche per il rifornimento idrico. Mi chiedo come si sentano e cosa pensino le donne mussulmane dietro quel velo nero dalla testa ai piedi, che non riesci neanche a capire come facciano a vedere. Io non riesco a scorgere nessuna feritoia…
Dopo la distribuzione delle caramelle (che stavolta abbiamo portato), abbiamo il tempo per un saluto all’Abbè Jacob, che ci chiede in particolare di Stefano. Rassicurato dalle nostre risposte, ci comunica che nella scuola ci sono oggi circa 110 alunni. Direi un buon risultato!
Ma la giornata è lunga e faticosa, perciò partenza per…
Bollin
Lasciata presto l’”autostrada” (!!), ci inoltriamo a sinistra per un territorio via via sempre più brullo ed arido. Affioramenti granitici e piccole colline rocciose ci accompagnano lungo il tragitto, conditi con le immancabili nuvole di polvere giallo-rossastra sollevata dall’auto.
Il percorso è impervio e accidentato, di difficile individuazione al di fuori dei tracciati principali.
Cominciamo a disperare quando, dopo oltre un’ora di percorso, anche il nostro “navigatore non satellitare” sente l’esigenza di fermarsi e chiedere… ad un ragazzo in motorino… ad una donna in bicicletta (che ci indica esattamente la direzione opposta!)… ai meravigliati abitanti di un agglomerato isolato.
Da qui finalmente, probabilmente impietosito, ci scorta un “nav.non.sat.ciclomunito” fino ad un nuovo agglomerato isolato (il sentiero è talmente stretto che le ruote del fuoristrada viaggiano sui sassi che ne delimitano il bordo); qui cambiamo “nav.non.sat.ciclomunito” con uno ultimo modello, per farci finalmente scortare fino alla meta.
E qui viene da chiedersi: ma tutta questa fatica per cosa?
Sul terreno, nel punto dove la trivella ha affondato la sonda, il mesto cumulo di roccia grigiastra triturata, a dimostrazione del risultato purtroppo negativo della perforazione.
Restiamo molto tristi a pensare che questa comunità di circa 70 persone dovrà ancora rinunciare al sogno di avere un proprio approvvigionamento di acqua limpida, e continuare l’andirivieni dal pozzo più vicino che dista oltre cinque chilometri nella savana…
Targanga
Qui la faremo breve e vi porteremo subito a destinazione, ma vi assicuro che la caccia al tesoro è stata altrettanto faticosa!
Il premio però è la vista di un pozzo perfettamente funzionante e in piena attività. Già da lontano, in questa landa brulla e piatta, si può scorgere il profilo inconfondibile della Volanta.
Alexì ci dice che purtroppo l’acqua non esce abbondantissima come potrebbe per un problema manutentivo, ma la vediamo comunque sgorgare in quantità più che sufficiente sotto la spinta di una giovane donna che aziona la ruota.
Questo è il pozzo di Filippo. Pensiamo non poteva scegliere un posto più sperduto e bisognoso in cui decidere di attuare la sua opera buona.
Il pozzo di Filippo è l’unico in questa zona; darà una prospettiva di ristoro, di speranza e di vita ad una comunità di oltre 700 anime, compresi i bambini, tanti, sporchi, ma belli!
Pensiamo di poterci ritenere soddisfatti; …che la mamma di Filippo possa essere felice; …che Filippo lo sarà senz’altro.
Sanemtenga
Questa volta il percorso è più breve, e in un quarto d’ora circa ci porta alla meta.
La morfologia della zona è sempre la stessa: pensiamo che questi siano tra i posti più aridi che abbiamo girato fino ad oggi.
Il pozzo è per fortuna perfettamente funzionante, l’acqua sgorga in abbondanza (cosa non scontata in queste zone!), la pompa è la solita Volanta. Sarà senz’altro di valido sostegno alle 400 persone circa che popolano questo sperduto villaggio. Cosa tanto più comprensibile se si tiene conto degli oltre cinque chilometri che li separano dal pozzo più prossimo!
Prima di ripartire solito bagno di bimbi. Ma questa volta siamo attrezzati, e possiamo dispensare caramelle su ognuna delle manine tese. Per la gioia di Rita… il capo del villaggio le allunga le solite due zampe legate del pollo offertoci in segno di ringraziamento (Rita ormai sa che non ci si può rifiutare di accettare, e quindi si sacrifica; al ritorno a Roma proporrò per lei un riconoscimento ufficiale ed una menzione d’onore al merito).
Songnaaba
Per raggiungere Songnaaba è necessario affrontare di nuovo a ritroso il lungo percorso fino a Mogtedo, appena superato il quale si imbocca una sterrata a sinistra, che ben presto si trasforma nel solito sentiero impervio e accidentato.
Il villaggio è situato in una zona all’apparenza più popolata rispetto a quella da cui veniamo, ad una distanza non eccessiva dalla città. Non sembrano comunque esserci altri pozzi nelle immediate vicinanze.
Al nostro arrivo la Volanta è ferma, ma sugli arbusti circostanti una moltitudine di panni variamente colorati stesi al sole sta a dimostrare che fino a poco tempo prima il pozzo deve essere stato molto indaffarato per supportare le giovani del villaggio nelle loro attività quotidiane!
Come sempre al nostro arrivo (che come ricorderete questa volta non è stato anticipatamente comunicato alle comunità interessate) una piccola folla incuriosita si avvicina, con il consueto seguito di bambini timidi e rispettosi, ma subito pronti a partecipare entusiasti e divertiti al solito rito del “fammi una foto e fammela rivedere”, con successiva distribuzione di caramelle…
Informazioni tecniche: il pozzo è positivo e unico in un intorno di tre chilometri, è dotato di pompa Volanta e serve una comunità di circa 500 persone… il cui “chief” ci prova con Rita e lei non perde l’occasione per farsi immortalare insieme a lui in una appassionata foto mano-nella-mano…
Al ritorno passiamo ancora per Mogtedo, dove proponiamo ai nostri amici una bella birra fresca; una Brakina (la birra del Burkina) per Alexì, una per Marcel …una in due per Massimo e Rita.
Dopo la bramata doccia e la cena con le sorelle, un goffo tentativo per inviare una mail al nostro presidente per aggiornare gli amici di Roma sulle nostre fatiche. Ma …”lo primo tentativo andò (miseramente) fallito”!
Così abbiamo approfittato ancora del nostro amico Gualtiero, che non solo ci ha messo a disposizione il suo computer ma, per ripagarsi, …ci ha invitato a cena per l’indomani.
Con Rita non abbiamo avuto necessità di consultarci per rispondere immediatamente di sì…
5° giorno (mercoledì 16)
Decisamente la giornata più massacrante!
Partenza alla solita ora, dopo colazione. Destinazione Mogtedo per visitare 4 villaggi; nell’ordine:
1. Bomborè V6
2. Rapadama V7
3. Mancarga V5
4. Bessin-Noghin
La strada per Mogtedo è lunga, ma niente rispetto a quello che ci aspetta…
Bomborè V6
A Mogtedo c’è il mercato.
Lungo la sterrata che imbocchiamo subito a sinistra una interminabile teoria di gente a piedi, su carretti trainati da somarelli stanchi, motorini e biciclette traboccanti fino all’inverosimile di tutto ciò che la vostra fantasia può sbizzarrirsi ad immaginare, e anche di più.
Stie stracariche di polli, capretti con le quattro zampe legate a ciuffo e sdraiate dentro ceste semicilindriche, non proprio a loro agio… Il tutto avvolto da un polverone rossastro, sollevato al vento da tutto questo andirivieni di gente e motori.
La sterrata non tarda a diventare una semplice traccia nella “brousse”, che si incrocia in continuazione con altre tracce di sentiero, perpendicolari, confluenti, oblique, divergenti (che ti viene da chiedere, ma perché Marcel ha imboccato questo e non quello, o quell’altro ancora…), e anche parallele dove è necessario aggirare i punti più sconnessi e dilavati dall’acqua delle grandi piogge per superare il letto dei torrenti in secca.
Ci fermiamo diverse volte per chiedere indicazioni. Vi risparmiamo il resto e vi portiamo direttamente sul posto, dopo due ore di marcia da Koupela e 40 chilometri circa di sterrate da Mogtedo! Ci concedete di essere un po’ stravolti? (già, ma ancora il bello deve venire…).
Il pozzo è di quelli realizzati da circa due anni, è perfettamente funzionante e serve una comunità di circa 5.000 persone (!), coadiuvato da un solo altro “collega” situato a circa 400 metri di distanza.
Monta una pompa India; in genere siamo un po’ contrari: a noi notoriamente piace più la Volanta.
Ma Barnabè ci spiega il valido motivo tecnico: dove il terreno è più friabile il cilindro della Volanta tende ad usurarsi più rapidamente sotto l’azione abrasiva della sabbia sottile, cosa che non capita con la India (e dopo questa erudita spiegazione tecnica, ci teniamo per noi le emozioni e le sensazioni del contatto con la gente locale e soprattutto… ormai lo sapete).
Rapadama V7
Ripartiamo. Rita si sposta sul sedile verso di me perché dalla sua parte batte il sole.
Non ci soffermiamo sulle condizioni della strada perché ormai non interessano più nessuno. Ma ai bordi cominciamo ad intravedere prima gruppetti sparsi, poi mucchi di donne (con bambini al seguito) dedite ad una strana occupazione: scavano buche nel suolo arido, accumulando il terreno di risulta in piccoli mucchietti sul bordo dello scavo. Il terreno circostante, tra gli arbusti, è pieno di questi coni polverosi. Nel nostro migliore inglese, con Alexì che parla solo francese, chiediamo lumi. Alexì fa uno strano gesto, ci mostra la fede: “they find gold!”.
Sì, è proprio così: sono cercatrici d’oro! E riusciremo anche a vederlo, per voi scettici che non ci credete…
Ci rendiamo improvvisamente conto di una cosa strana: Massimo si sposta verso Rita per sfuggire ai raggi diretti del sole. Ma… stiamo viaggiando in senso opposto… Torniamo indietro!
Vi risparmiamo il racconto di tutte le volte in cui ciò è successo, in particolare in concomitanza con le richieste di indicazioni agli occasionali compagni di viaggio. Ci rendiamo conto con disperazione che stiamo girando in tondo, non sapendo bene per dove e, soprattutto, per quanto!
Sopportiamo strenuamente buche, caldo e sete, certi che comunque raggiungeremo la meta. E la nostra fiducia è premiata: per approssimazioni successive arriviamo in vista della ruota inconfondibile della pompa Volanta!
Sopportiamo strenuamente buche, caldo e sete, certi che comunque raggiungeremo la meta. E la nostra fiducia è premiata: per approssimazioni successive arriviamo in vista della ruota inconfondibile della pompa Volanta!
Il pozzo, realizzato anch’esso da circa due anni, funzione egregiamente, serve una popolazione di 600 persone insieme ad un secondo distante circa un chilometro. E’ situato proprio di fronte ad un aggregato unifamiliare, isolato e lontano da altre abitazioni, quasi ne fosse ad esclusivo servizio. Ma a volte la scelta del punto in cui scavare è dettata dalla maggiore probabilità di trovare l’acqua piuttosto che dalla logica di centralità di posizionamento…
Scopriamo che quel nucleo familiare è un lontano parente di Paperon de’ Paperoni quando da giovane cercava …oro nel Klondyke!
In effetti è una famiglia di cercatori d’oro, che con l’acqua dilavano la terra per far emergere il prezioso metallo. Che possiamo vedere e fotografare (per la verità in minima quantità) sul fondo del catino di metallo, noto attrezzo del mestiere.
Poi ancora foto, caramelle e via.
Mankarga V5
Sono circa le due del pomeriggio, non abbiamo mangiato e siamo ancora a metà!
Tralasciamo il resoconto degli ulteriori tre quarti d’ora necessari per raggiungere Mankarga V5. diremo solo che lungo il tragitto riconosciamo la chiesetta di Mankarga V4 dove due anni fa ci hanno accolto col comitato d’onore e Stefano ha posato la prima pietra… e i ricordi riaffiorano.
Anche Mankarga V5, come tutti i villaggi di questa zona, è posto in una zona arida e in c…odesta parte del mondo che non si può dire!
Anche per questo motivo riteniamo che i pozzi di questa zona sono tutti ben posizionati. La comunità è molto numerosa e sparsa su un territorio molto vasto. Tre pozzi (compreso il nostro) danno refrigerio a circa 1.500 persone, che diventano 2500 nell’intero territorio circostante, servito complessivamente da quattro pozzi. La pompa Volanta è in funzione da circa due anni; ci segnalano un problema di scarso deflusso dell’acqua, probabilmente legato ad un malfunzionamento del cilindro di pompaggio che ha bisogno di essere sostituito. Che sia il problema segnalato da Barnabè? Appena lo vediamo gli segnaleremo la necessità di intervenire.
Siamo in ritardo. Rilevazione. Foto di rito. Distribuzione di caramelle. E via…
Bessim-Noghin
E’ in tutt’altra zona, ovviamente…
Strada di ritorno fino a Mogtedo, interminabile a quest’ora!
Superato Mogtedo in direzione Koupela, raggiunto l’abitato di Zorgho, un’ampia sterrata rossastra a sinistra si inoltra verso nord. Ovviamente ce la lasciamo presto alle spalle, infilandoci per una stretta traccia che a tratti diviene il letto di un secco torrente e ci costringe a deviazioni su tracciati paralleli. Ad un certo punto quasi entriamo in “casa” di qualcuno, che si affretta ad indicarci la via (anche per non rischiare di vedersi abbattute le capanne con il Toyota).
Finalmente, dopo un misto tra rally e gimcana tra gli alberi, raggiungiamo il pozzo!
Realizzato negli ultimi due anni, azionato da una pompa India, serve una comunità di circa 600 persone, insieme ad un secondo distante oltre un chilometro.
Nel frattempo si è accumulata gente. Effettivamente la stanchezza si fa sentire.
Ma non ci impedisce di effettuare le rilevazioni del caso, scattare ancora foto (tante!) e distribuire le caramelle residue ai bambini festosi.
La via per il ritorno è decisamente più agevole …ma lunga!
L’ampia sterrata rossastra passa per fortuna da Puitenga, famoso centro di scambio merci e mercanzie che richiama commercianti e acquirenti da tutte le città e centri vicini e lontani (“Big Market”, come dice Alexì).
Ma soprattutto sede di un delizioso localino, veramente ben arredato e ben curato, che non ti aspetti in queste zone e che non è intuibile dall’esterno.
Ma il nostro cicerone è in gamba… Soprattutto quando, alle cinque e mezza del pomeriggio ed una giornata come questa alle spalle, non desideri altro che una bella birra fresca in compagnia (e stavolta anche una per Rita e una per Massimo!)
Serata rilassante. Serata in famiglia…
E’ veramente piacevole conversare con due persone meravigliose come Gualtiero e Marisa.
Ci ritroviamo in sintonia su tanti argomenti. Apprendiamo con piacere che la loro associazione opera a pieno ritmo con continue delegazioni di medici e infermieri che si alternano per portare aiuto ai burkinabè.
Tra l’altro, è una buona occasione per gustare l’ottima cena preparata da Marisa. Pensate che …Rita ha anche mangiato la carne!
6° giorno (giovedì 17)
Stamattina partiamo per un programma più rilassante, o almeno così ci dicono i nostri due (ormai) amici.
Visiteremo l’ultimo tra i pozzi già realizzati, e quindi verificheremo tre delle nuove proposte da finanziare; in dettaglio:
1. Nakom-Nabin
2. Keepalgo
3. Kugbiisi
4. Ouadgin
Ma prima un passaggio veloce alla stazione degli autobus a ritirare (finalmente) la nostra valigia dispersa. Abemus caramelles!
Nakom-Nabin
Partiamo dopo colazione imboccando l’autostrada che da Koupela porta a sud, verso Tenkodogo.
La città sembra grande, più simile a Ouaga che a Koupela. I contrasti sono evidenti tra pretenziose costruzioni a più piani, benzinai alla europea, negozi con vetrine e manichini da un lato, e le solite costruzioni in mattoni di fango e paglia. nei cui recinti convivono uomini e animali…
Dal centro di Tenkodogo svoltiamo a sinistra, tra bancarelle affollate e via vai di biciclette e motorini; presto la strada diviene però una sterrata a scorrimento veloce, che si snoda in un paesaggio più vario e mosso rispetto a quelli cui siamo ormai abituati: vegetazione folta e verdeggiante, affioramenti granitici sparsi, addirittura quasi colline tutto d’intorno. Su alcune svetta un masso in bilico, una croce o, in un caso, una piccola cappella in pietra.
Dopo non so quanta strada, ma sicuramente tanto tempo, ci ritroviamo nel solito sentiero che si inoltra nella brousse, tra alberi spettacolari, giganteschi baobab dai rami scheletrici e cespugli spinosi che graffiano le fiancate dell’auto.
Ed ecco finalmente il pozzo di Nakom-Nabin!
Al momento non c’è nessuno, ma come potete immaginare è un attimo perché si popoli di bambini fastosi, passanti curiosi e rappresentanti del villaggio. Circa 300 anime, servite da due pozzi a distanza di circa un chilometro in questo posto sperduto.
Facciamo girare la ruota della Volanta e l’acqua sgorga copiosa, per la nostra gioia.
La gente è molto socievole, i bimbi timorosi ma curiosi; rileviamo la posizione e poi ci dedichiamo alle solite foto, strette di piccole mani nere e distribuzione caramelle.
Keepaalgo
La prima nuova proposta di perforazione non è tanto distante. Ci ritroviamo in un ambiente arido e brullo, pochi alberi ma in compenso tante sterpaglie dappertutto.
Rileviamo le coordinate dei due punti individuati per la trivellazione, uno in seconda battuta in caso di esito negativo del primo.
Intanto intorno a noi si è radunata della gente. Ce la portiamo dietro in processione fino al secondo punto di rilevamento, guidati da un membro del villaggio.
La popolazione è di circa 1.000 persone, in un insediamento recente che può contare su un solo pozzo a circa 5 chilometri da qui: decisamente possiamo dire che qui un pozzo ci sta bene.
Kugbiisi
La prossima tappa non è esattamente …prossima!
Situata in tutt’altra zona, ci costringe a ritornare su una delle arterie principali (che ormai sapete riconoscere dal fondo sterrato di colore rossastro), e quindi deviare per lunghi tratti (ma soprattutto lunghi tempi…) su sentieri sconnessi e guadi di torrenti in secca (scendiamo per scattare la foto); finalmente siamo in vista di un piccolo agglomerato urbano con un mercato che costeggia la via.
Una breve sosta per consegnare un pacco di Ocades ai locali amici di Alexì. Uno di loro carica la bici nel cassone, sale in macchina con noi e ci accompagna fino ad una capanna. Scarico della bici, scambio di parole incomprensibili e cambio di cicerone: un nuovo “villico” sale sul sedile anteriore destro e ci scorta per uno stretto viottolo, tra rami protesi degli alberi ed arbusti spinosi.
Il terreno è decisamente più che accidentato: scavalchiamo dossi, superiamo cunette, zigzaghiamo tra gli arbusti, sobbalziamo sui sedili e scuotiamo la testa come quei cagnolini finti con lo snodo e il contrappeso (solo che noi la testa la sbattiamo in continuazione contro gli appositi sostegni!); finalmente l’auto si arresta.
Sono circa le due. Il sole è cocente; i locali (che non sono stupidi) se ne stanno sdraiati immobili sotto la fresca ombra dei giganteschi e spettacolari alberi di mango, o sotto le zone d’ombra che ornano i singoli nuclei abitativi. Ma noi no! Noi, incuranti della calura asfissiante e del sole a picco, marciamo imperterriti verso i due nuovi punti di perforazione segnalati.
Il resto è routine: rilievo delle posizioni, dati tecnici (600 persone con un solo pozzo a 3 chilometri), verifica della posizione (vicino alla chiesa, ma ci sta se è il punto in cui con più probabilità si può trovare l’acqua).
Nel frattempo la gente ha lasciato l’ombra e ora ci circonda, ci saluta, ci ringrazia.
Abbiamo insegnato ai bimbi a battere reciprocamente la mano destra sull’altra col palmo rivolto verso l’alto: non ce li leviamo più di torno! È una foresta di manine nere e sporche tese, a richiedere di essere schiaffeggiate…
Poi caramelle e foto, tante foto. Immancabili quelle con Rita che …ritira i polli! Due.
Ouadgin
La distanza? Poca.
Le difficoltà? Tante!
Riprendiamo il solito viottolo stretto tra i campi e le sterpaglie; ad un certo punto Marcel arresta l’auto, tira il freno a mano e scende.
Di fronte a noi la traccia sembra finire; sparisce sul bordo di un fosso in secca per ricomparire più in là, sull’altra sponda. Ce la faremo? Marcel decide di sì: risale in macchina e via! Noi ovviamente immortaliamo il tutto…
Risaliti al di là, raggiungiamo finalmente gli ultimi due punti segnati da rilevare. Il luogo è realmente arido e molto caldo (sarà l’ora…). I circa 700 abitanti del villaggio sono attualmente senza alcun approvvigionamento idrico nelle vicinanze. Questa sarà a breve la loro unica risorsa disponibile. Va bene, molto bene…
Purtroppo abbiamo finito le caramelle, e ci accontentiamo delle foto e delle risate gioiose dei bimbi nel rivedersi nei visori delle macchine digitali.
Stanchi ma soddisfatti, ci rimettiamo in marcia ...con il miraggio dell’ormai consueto appuntamento con una gigantesca birra gelata.
Stavolta la sosta a Tenkodogo non tiene il confronto con il locale di ieri a Piutenga. Ma la birra disseta le nostre gole riarse e fa passare tutto il resto in secondo piano. Quattro paia di gambe distese sotto il tavolo, tra birre fresche (solo una in due per Massimo e Rita), quattro ormai amici che chiacchierano allegramente utilizzando almeno quattro lingue diverse; già, almeno: perché nei momenti di difficoltà c’è sempre l’universale linguaggio dei gesti, che soprattutto a noi italiani riesce così bene!
Arriviamo alla missione poco prima delle sei; anche oggi la giornata è stata piena…
Doccia, cena, visita ai nostri amici Marisa e Gualtiero, poi a letto direte voi. No: per chiudere la giornata in bellezza, fino alle 11:30 a scrivere il diario delle nostre avventure!
7° giorno (venerdì 18)
Nella notte Rita si rigira tra le lenzuola umidicce, si alza per disperazione, va di là per controllare se Massimo dorme… Sembra di sì. Beato lui!
Nella notte (la stessa) Massimo si rigira tra le lenzuola bagnate, si alza per disperazione, va nell’altra stanza per controllare se Rita dorme… Sembra di sì. Beata lei!
Evidentemente non siamo sincronizzati nei nostri intervalli di dormiveglia. In compenso al mattino, al canto del gallo e di tutti gli altri mal… cioè, benedetti uccelli che hanno scelto la missione delle suore per dimorare (molto ma molto prima del suono della sveglia delle 6:30), ci arrendiamo e ci alziamo disperati e distrutti.
La doccia fresca serve solo a riportarci leggermente in vita…
Ieri sera, al ritorno, abbiamo incontrato l’Abbè Barnabè rientrato dalla trasferta lavorativa, e ci siamo accordati per vederci stamane alle 7:00. Il valido motivo è riuscire a filmare finalmente l’acqua che sgorga dal pozzo in perforazione di Antemtenga, dove la trivella è già in posizione dal pomeriggio di ieri. Perciò oggi sveglia alle 6.00!
Il luogo (per fortuna!) è vicino, nell’immediata periferia di Koupela. Arriviamo che gli uomini di Ocades sono già in azione. Rita ha appena il tempo di fare una panoramica e poi puntare in direzione del castello di perforazione, che…
Eccolo lo spruzzo tanto atteso! Sotto l’azione dell’aria compressa insufflata all’interno della camicia di contenimento in plastica celeste, una colonna d’acqua frammentata si erge per una manciata di metri per poi ricadere in mille spruzzi vaporizzati verso terra e sugli umani sottostanti, richiamando in controluce tutti i colori dell’arcobaleno a festeggiare con noi l’evento.
E ovviamente siamo in buona compagnia di una piccola folla di adulti molto interessati e di bambini curiosi.
La portata rilevata è buona (oltre 1,80 mc/h), e a detta di Barnabè risulterà più vicina a 2,00 ad una più precisa misurazione, tolte le perdite inevitabili sul terreno nelle attuali condizioni di misura.
L’acqua che sgorga disseterà una popolazione decentrata di circa 450 persone, parte di un agglomerato urbano molto più esteso, servito ad oggi da almeno altri due otre pozzi sparsi, di cui il più prossimo è a servizio esclusivo della scuola in costruzione a circa 7-800 metri. E poi qui intorno ci viene bene anche un orto…
E’ ora di pranzo. Barnabè ha un impegno alle nove; ci lascia all’amico Marcel che con molta gentilezza ci riporta dalle suore.
Prima di pranzo avremmo il tempo di fare un salto al mercato di Koupela (è da domenica che diciamo “ci andiamo”). Ma il caldo e la stanchezza hanno il sopravvento sui buoni propositi: ci riduciamo a scaricare filmato e foto ed aggiornare questo resoconto per i nostri lettori, crediamo (immodestamente) interessati.
Nel pomeriggio abbiamo appuntamento con Barnabè per fare il punto della situazione e un aggiornamento del saldo economico dei pozzi realizzati. Approfittiamo della disponibilità per inviare per mail l’aggiornamento delle nostre fatiche. Ci raggiunge anche Lucien, ed insieme concordiamo per una …cenetta intima per domani sera.
Prima di lasciarci Barnabè ci esalta con la notizia sperata: la targa per Filippo è pronta! Ce la mostra orgoglioso; domani andremo insieme ad affiggerla con gli abitanti del villaggio.
Dopo cena, l’ormai consueta puntatina da Marisa e Gualtiero, per un po’ di refrigerio (con l’aria condizionata), una birra e quattro chiacchiere in piacevole compagnia.
8° giorno (sabato 19)
7:30. Colazione veloce e via in macchina, col panino alla marmellata di mango ancora in mano.
Il tragitto è ormai noto. Approfittiamo per un’interessante ed illuminante scambio di opinioni con l’Abbè nostro cicerone in relazione ai criteri per l’individuazione delle località dove può essere opportuna la realizzazione dei pozzi, con una chek-list dei requisiti da verificare. Riteniamo opportuno inserire l’argomento nell’ordine del giorno della prossima riunione dei soci…
Lungo la strada ci fermiamo a comprare un barattolino di vernice gialla. Vernice perché con Stefano ieri al telefono abbiamo convenuto sulla opportunità di aggiungere il nome di Filippo alla targa che riproduce il suo disegno; gialla perché …è l’unico colore che Barnabè ha rimediato!
E il pennello? Ci sono tanti zeppetti nella “brousse”…
Il pozzo lo riconosciamo da lontano. Anche se la ruota è in movimento, sembra ci sia poca gente.
Ma è solo il sole: al nostro arrivo, come sempre succede, magicamente si materializzano figure da ogni dove, che fino ad ora cercavano refrigerio dietro cespugli, sotto zone d’ombra artificiali o improvvisate, sotto fluenti chiome di maestosi alberi di mango, dentro oscure capanne circolari di paglia e fango. E tra loro ovviamente bambini, tanti bambini.
Barnabè ha avvisato stavolta del nostro arrivo, per cui il Capo del Villaggio ci accoglie con un gran sorriso e già gli attrezzi del mestiere in mano: noi abbiamo i chiodi, lui porta il …”martello”.
Rita posizione la targa, l’Abbè Barnabè l’appunta, Massimo pianta i quattro chiodi con il “martello” (una specie di zappa rovesciata il cui occhiolo tondo non vuol saperne di far entrare diritto il chiodo). Poi, la punta di un quinto chiodo intinta nella vernice gialla, proviamo una forte emozione nello scrivere il nome sul bordo bianco in basso: “Filippo”. Rita riprende la scena. La platea assiste, osserva, approva.
Sotto l’ombra di un albero spinoso ci fanno sedere su una panca, di fianco ai “saggi”e agli anziani; di fronte a noi lo “Chief” del Villaggio, seduto a fianco a quella che diremmo essere la moglie, su sdraio realizzate con bastoncini intrecciati e legati insieme da cordami di pellame (supponiamo di capra). Dietro, la cornice degli abitanti del villaggio: donne con vestiti e copricapi dagli sgargianti colori della festa e bambini polverosi seduti in grembo o piegati a libretto dentro il pareo legato alle spalle delle madri, alcuni intenti a suggere con naturalezza il latte dalle mammelle troppo allungate e flosce. I più grandicelli sghignazzano seduti affiancati nella polvere gialla onnipresente.
Quando l’Abbè Barnabè ci presenta e spiega alla platea la ragione della targa, l’attenzione è al massimo e qualche testa annuisce in silenzio.
Il portavoce del villaggio ringrazia e, con la traduzione simultanea di Barnabè, ci spiega come la presenza del pozzo abbia influito fortemente sulla gestione ordinaria delle loro vite, aprendo nuove prospettive per la vita stessa del villaggio: non più interminabili quanto faticosi andirivieni al solo scopo di soddisfare le esigenze primarie. Ora la disponibilità di acqua potabile risveglia nuovi bisogni: vorrebbero realizzare un orto e ci chiedono di finanziarne la spesa per la recinzione (indispensabile contro le razzie degli animali domestici!).
Barnabè approva, la richiesta è legittima, ma dovranno prima dimostrare l’impegno personale nella corretta gestione della nuova risorsa…
Poi canti in nostro onore (e in derisione del “parente in scherzo” Barnabè…), balli al ritmo di tamburi improvvisati, polvere sollevata dai piedi scalzi delle donne più o meno giovani che si dimenano alternandosi in coppia all’interno del cerchio di mani battute al ritmo delle danze tradizionali. Rita è tentata, si vede… ma stavolta resiste. Peccato…
Cerchiamo di documentare tutto al meglio, come ci è stato richiesto. La distribuzione delle caramelle stavolta ha un sapore più dolce; sono i “bon-bon” di Filippo per quella moltitudine di piccoli amici di un altro colore e di un mondo lontano che certo avrebbe voluto conoscere, ma che ora conoscono lui.
La strada del ritorno scorre ormai nota e perciò veloce. A Mogtedo non troviamo l’Abbè Jacob, in giro per le funzioni della Quaresima; gli lasciamo presso la parrocchia i due calendari Below.2011 che avevamo dimenticato di portargli qualche giorno addietro. Poi una deviazione su sterrati ormai familiari, per scattare foto ad un pozzo che Barnabè ha realizzato per altri e che occorreva documentare. Rientriamo ancora una volta da Puitenga, oltrepassata la quale ci reimmettiamo sulla “autostrada” che ci riporta a Koupela, in perfetto orario per il pranzo delle 12:30 con le suore.
Non ci crederete, ma il resto è finalmente svago!
Due orette di riposo, doccia e poi Gualtiero ci accompagna orgoglioso a visitare il “suo” ospedale, le “sue” apparecchiature, i “suoi” piccoli e grandi pazienti che amorevolmente e con tanta dedizione cura fino al punto che questa realtà rende possibile. Sappiamo che l’aggettivo “suo” non rende bene, che probabilmente non si addice alla persona; ma noi lo intendiamo in senso positivo, riconoscendogli la paternità e l’anima di quella stupenda cosa che ha saputo creare, chiamata “Ospedali in Burchina”. Diremmo, forse azzardando, che Gualtiero sta a “Ospedali in Burchina” un po’ come il nostro “Presidentone” sta a “12.Scatti”.
Abbiamo ancora un po’ di tempo; perciò via con Marisa ad inoltrarci tra gli angusti passaggi del mercato ci Koupela. Colori e odori forti, un po’ di raccapriccio di fronte alle “macellerie” all’aperto, gente dappertutto. Qualcuno si mette in posa per essere fotografato; qualcun altro si irrita se gli punti l’obiettivo: è sempre opportuno chiedere, prima…
Spendiamo migliaia (!) di franchi CFA per piccoli pezzi d’Africa da riportare indietro.
Tra le gambe della gente, gli “spazzini” locali (chi ha già letto sa…) sono sempre impegnati con abnegazione nel loro lavoro.
Ore 19:00; puntuale spunta il Toyota di Barnabè. Ci avviamo al “punto di ristoro” (non sapremmo come chiamarlo altrimenti), non prima di aver agganciato Lucien che ci ha raggiunti apposta da Baskurè. Abbiamo la fortuna di incontrare Alexì che salutiamo con vero piacere.
Ci sediamo all’esterno, sulla strada, al buio, due tavolini di metallo accoppiati e quattro sedie: quanto basta per consumare in piacevole compagnia una cena tipica locale, bagnata da una bella birra fresca, …una intera a testa…
9° giorno (domenica 20) – Il ritorno
E’ domenica.
Le due notti precedenti ci sembrava di aver riposato un po’ meglio. Stanotte è riscoppiato il caldo…
Intorno alle due e mezza del mattino ci ritroviamo entrambi un po’ discinti a cercare una boccata di refrigerio seduti sul portico all’aperto, sotto una velata luna piena.
Alle sei, rassegnati, siamo già in piedi per le pulizie dell’ultimo giorno e per preparare i bagagli.
E’ già domenica. Quella dopo… Il tempo è già scaduto.
Siamo combattuti tra la speranza di poter trovare a Roma finalmente un po’ di riposo e il desiderio di prolungare all’infinito questa rinnovata toccante esperienza. Chi c’era sa…
Prima di partire però un’ultima fatica: la festa di conferma dei voti perpetui di Suor “nonhocapitoilnome”. Alle nove, sotto un sole cocente, con Marisa e Gualtiero raggiungiamo puntuali la Cattedrale, dove tutto è pronto per il cerimoniale.
La funzione è colorata e vivace, ma interminabile! Solo all’una circa ci ritroviamo nella sala adibita a refettorio, dove le suore fanno entrare tutto il ben di Dio che da ieri stanno febbrilmente preparando per l’occasione. Riconosciamo anche i polli che Rita ha ricevuto in dono: hanno preso un bel colorito…
C’è un sacco di gente! Riteniamo gente importante, dal Vescovo ai prelati tutti della zona, dalle suore di tutto il circondario e di tutte le congregazioni al Nabà di Antemtenga con figlia al seguito; c’è persino un’improbabile figlio di Al Capone, un bimbo di una decina d’anni vestito con un completo pateticamente abbondante di una sorta di raso lucido, con tanto di corpetto e cravatta. Di una seriosità disarmante, ci viene ad omaggiare tendendoci una manina da bimbo con fare da uomo… sul polsino della giacca fa bella mostra di sé la targhetta della sartoria… Impressionante!
Finalmente finisce…
Siamo un po’ stanchi. Volentieri accettiamo l’invito per un caffè a casa …ormai sapete di chi.
Ci resta molto difficile il distacco dai nostri amici Marisa e Gualtiero, ma ormai il tempo è scaduto.
Il tempo di chiudere i bagagli e puntuale come un …Marcel, ecco che arriva Marcel. Carichiamo i bagagli sul cassone del Toyota, un bacio, anzi quattro (due per guancia, come si usa qui) a tutte le sorelle che riusciamo ad incontrare, e poi… partenza per Ouaga.
Lungo la strada ci viene da pensare che già domani rimpiangeremo questi luoghi. E, come dice giustamente Rita, non solo domani…
A Koupela carichiamo Lucien che non ha voluto lasciarci partire senza accompagnarci; gli siamo molto riconoscenti per questo.
In auto chiacchierate da vecchi amici, in un intreccio tra due o tre improbabili lingue. A Ouaga un salto veloce al Villaggio degli Artisti (bisogna tornarci, ma con più disponibilità di tempo), poi di corsa all’aeroporto.
Vi risparmiamo la tristezza dei saluti, la fatica dei check-in e la difficoltà nei transiti attraverso i numerosi posti di controllo, fino all’imbarco…
Ora siamo qui, un po’ mesti, che buttiamo giù le ultime righe di questo che doveva essere solo un asettico reportage di dati tecnici, ma che ci rendiamo conto ci ha via via sempre più preso la mano. Evidentemente non siamo poi ancora così “veterani”…
Se ci riusciamo, proveremo un po’ a dormire.
E domani …si ricomincia.
Fine delle trasmissioni.
R. & M.